Ginevra (Svizzera), 3 giu. (LaPresse) – All’Italia servono circa 1,7 milioni di nuovi posti di lavoro per riportare il tasso di occupazione ai livelli pre-crisi. Lo afferma l’Ilo in un approfondimento diffuso in occasione del ‘Rapporto sul lavoro nel mondo 2013’, precisando che la popolazione in età lavorativa è aumentata di circa 1,1 milioni a partire dal secondo trimestre del 2008. “Dopo il periodo 2011 ed inizio 2012 – spiega inoltre l’agenzia Onu – in cui i livelli di occupazione sono rimasti stabili, nella seconda metà del 2012, la perdita di posti di lavoro ha segnato una accelerazione: sono stati persi quasi 100.000 posti nei due ultimi trimestri. Nel quarto trimestre del 2012, gli occupati erano diminuiti di oltre 48.000 rispetto al trimestre precedente. Inoltre, a partire dal secondo trimestre del 2008, l’economia italiana ha perso circa 600.000 posti di lavoro”.
L’agenzia Onu boccia la riforma Fornero. Infatti afferma che “a partire dal 2007 il numero dei lavoratori precari è aumentato di 5,7 punti percentuali ed ha raggiunto il 32% degli occupati nel 2012. La percentuale dei contratti a tempo determinato sull’insieme dei contratti precari è probabilmente aumentata a seguito della riforma Fornero”. Per l’Ilo dato il “continuo aumento” dell’occupazione precaria è importante per l’Italia “monitorare le forme atipiche di occupazione” e “sarebbero necessari maggiori sforzi per incentivare la trasformazione di contratti a tempo determinato in contratti di lavoro fisso”. Mentre in Italia si discute della possibilità di studiare staffette generazionali per abbattere la disoccupazione giovanile, secondo l’agenzia Onu “I lavoratori giovani non devono prendere il posto di quelli più anziani” nel mercato del lavoro e il governo italiano “dovrebbe considerare altri mezzi per sostenere l’occupazione giovanile, come ad esempio: il sistema di garanzia per mantenere i giovani dentro il mercato del lavoro; incentivi all’assunzione di giovani più svantaggiati (disoccupati di lunga durata o giovani poco qualificati); borse di formazione; e sforzi per migliorare la corrispondenza delle competenze (skills matching)”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata