Torino, 3 mag. (LaPresse) – “Cambiare la legge Fornero sul mercato del lavoro è senz’altro necessario”. Lo afferma Giuliano Cazzola, esponente di Scelta Civica e membro della Gi Group Academy, in merito alle dichiarazioni del nuovo premier Enrico Letta che ha indicato come priorità la ripresa del mercato del lavoro. “Ci sono aspetti ben più gravi delle disposizioni sui contratti a termine – precisa Cazzola – penso alle regole sulle partite Iva che restano, nonostante le modifiche, preclusive anche per le posizioni corrette. Non si tratta di abbassare le tutele, ma di liberare ancora di più le norme sulla flessibilità in entrata dal pregiudizio della irregolarità e dalla cultura del sospetto”. L’economista di Scelta Civica ritiene inoltre che “la nuova disciplina dei licenziamenti individuali presenta problemi addirittura di comprensione e interpretazione che sarebbe opportuno correggere, senza alterare la mediazione politica intervenuta a suo tempo. Comunque, non ci sono scorciatoie per aumentare l’occupazione, se non la crescita anche modesta dell’economia”.

Cazzola precisa tuttavia che “prima di infilarsi in un dibattito sulla flessibilità con conseguenti ricadute ideologiche, consiglierei, innanzi tutto, un ampio lavoro di consultazione delle parti sociali, degli operatori e delle associazioni professionali, affrontando in primo luogo quelle incongruenze della normativa che la rendono inapplicabile, come à risultato, in modo condiviso, sulla base della esperienza dei primi mesi”. Perché il mercato del lavoro riparta, dichiara ancora l’economista, “occorre invertire il ciclo del commercio mondiale e mettersi in condizione di essere più competitivi per riuscite a recuperare quote di mercato. A me non convince l’idea che la salvezza verrà da un mercato interno con maggiori capacità di consumo. Per un Paese come il nostro l’effetto trainante lo danno le esportazioni”. “Ciò detto – conclude Cazzola – al posto del governo chiederei alla parti sociali di impegnarsi di più sul terreno della produttività. Impiegherei poi gran parte delle risorse disponibili sull’edilizia, le opere pubbliche e le infrastrutture”.

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