Dal nostro inviato Giuseppe Colombo

Siena, 25 gen. (LaPresse) – Il cambio di passo di Mps. Ci proverà, oggi, Rocca Salimbeni a uscire dalla bufera in cui è rimasta travolta dopo le dimissioni del suo ex presidente, poi numero uno dell’Abi, Giuseppe Mussari, per lo scandalo derivati. L’assemblea straordinaria degli azionisti, in programma a Siena, dovrà fare i conti con un clima incandescente e una polemica che ha travalicato i confini del mondo finanziario, alimentando il dibattito istituzionale e politico degli ultimi tre giorni. E un titolo che in Borsa ha perso ieri l’8,9 per cento. Si riparte dalla delibera per l’aumento di capitale, necessaria per rendere effettivi gli aiuti concessi dal governo attraverso i cosiddetti ‘Monti bond’, pari a due miliardi di euro. Un sostegno che si aggiunge ai 1,9 miliardi per il rimborso dei ‘Tremonti bond’, già emessi dalla banca e sottoscritti dal Tesoro. Ieri proprio il Mef ha fatto chiarezza su questo punto, con una nota in cui ha precisato che la sottoscrizione dei Monti-bond per Mps “ad oggi non é avvenuta” perché serve appunto l’ok alla delibera del cda della banca da parte dell’assemblea. Poi toccherà alla Banca d’Italia “pronunciarsi”, tra l’altro, anche “sull’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica dell’istituto di credito”. E proprio palazzo Koch e il Tesoro sono stati i protagonisti del dibattito sulle responsabilità dei controlli relativi all’attività della banca.

Il titolare del dicastero di via XX settembre, Vittorio Grilli, ha sottolineato che il monitoraggio spetta a via Nazionale, replicando alle voci trapelate il giorno prima sul fatto che Bankitalia aveva messo al corrente il Tesoro della situazione già tempo fa. Grilli ha spiegato che la vicenda “non è un fulmine a ciel sereno” perchè il Mef sa “da un anno che la banca è in una situazione problematica”. Poche ore dopo, l’istituto guidato da Ignazio Visco ha fatto trapelare di essere “assolutamente in sintonia” con il Tesoro, in uno spirito di piena collaborazione. La vicenda di Mps ha fatto irruzione anche nel mondo della politica, con uno scambio di accuse e repliche tra il centrodestra e Idv da una parte, e il governo Monti e il Pd dall’altra. Il Pdl, con eccezione del suo leader Silvio Berlusconi, è salito sulle barricate: Alfano ha tuonato contro il Pd “che non si può comportare come un alieno su Marte”. Duro anche il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, che ha bollato come “lacrime di coccodrillo” quelle di chi ha votato a favore del finanziamento per Mps. Il leader del partito del Nazareno, Pier Luigi Bersani, si è detto fuori da “ogni imbarazzo” per la situazione, sottolineando che il partito “non si occupa di banche” e invitando il Pdl a “vedere le nostre battaglie per impedire le operazioni tipo derivati”. Il premier uscente Mario Monti, dal forum di Davos, ha gettato acqua sul fuoco delle polemiche, affermando che il tema dei controlli “non sussiste” e dichiarando la disponibilità del governo a riferire in Parlamento. Oggi tocca a Mps: ieri il cda, in una nota, ha espresso “sconcerto” per la “strumentalizzazione” della vicenda, dichiarando che la situazione è “completamente sotto controllo”. L’istituto bancario ha inoltre precisato che gli aiuti per la ricapitalizzazione sono da ricondurre “prevalentemente” alla crisi del debito sovrano e “solo in misura minore all’attività di verifica, ancora in corso, sulle operazioni Alexandria, Santorini e Nota Italia”. Le polemiche, tuttavia, non si sono affievolite. E stamattina ci penserà il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, a surriscaldare l’assemblea, con un intervento che ambienti vicini al comico genovese descrivono come “dirompente”.

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