Bruxelles (Belgio), 17 ott. (LaPresse) – La Commissione europea ha aperto un’indagine approfondita sulle misure italiane di agevolazione fiscale e previdenziale nella aree colpite dalle calamità naturali. E’ quanto si legge in un comunicato di Bruxelles, che intende verificare se l’Italia stia violando le norme Ue sugli aiuti di Stato. La Commissione teme che le misure possano essere andate oltre la compensazione concreta del danno. L’apertura di un’indagine formale consente al braccio esecutivo Ue di di esaminare più da vicino le misure e di ascoltare le parti interessate che hanno la possibilità di presentare osservazioni. Nel 2011 una richiesta di informazioni proveniente da un tribunale italiano ha attirato l’attenzione della Commissione sull’esistenza dal 2002 in Italia di una serie di riduzioni delle imposte e dei contributi previdenziali e assicurativi obbligatori a favore delle imprese delle zone colpite da calamità naturali. Lo Stato italiano non ha notificato queste misure alla Commissione ed è quindi venuto meno agli obblighi previsti dall’articolo 108, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. La Commissione dubita inoltre della compatibilità delle misure con le norme sugli aiuti di Stato: queste stabiliscono, infatti, che gli aiuti pubblici destinati a ovviare ai danni causati dalle calamità naturali non devono superare il danno realmente subito. La Commissione teme che non tutti i beneficiari degli aiuti siano imprese che hanno subito realmente un danno causato da una calamità naturale, che in alcuni casi il danno non sia stato causato unicamente da una calamità naturale e che gli aiuti non si limitino sempre a compensare questo danno. Se, alla fine dell’indagine approfondita, la Commissione stabilisce che le misure sono incompatibili con la normativa dell’Unione sugli aiuti di Stato, l’Italia dovrà recuperare gli aiuti versati ai beneficiari. Per evitare che lo Stato italiano continui a sostenere una spesa che potrebbe dover recuperare in un secondo momento, la Commissione ha chiesto all’Italia di bloccare le misure fino a quando non ne avrà accertato definitivamente la compatibilità (ingiunzione di sospensione).

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