Lo psichiatra e scrittore commenta il blocco di alcune ore di Facebook, Instagram e Whatsapp: "Un baratto tra libertà e comodità"

 “Il blackout dei social? Io l’ho letto come un regalo. Ma è anche un fatto che ci fa capire quanto poco siamo liberi. Una lezione di non libertà. Quanto accaduto in queste ore ci fa capire che siamo di fronte a un conflitto, abbiamo qualcosa che ci toglie libertà in cambio di qualche facilitazione. Un baratto fra libertà e comodità”. Lo dice Paolo Crepet, psichiatra e scrittore, commentando con LaPresse gli effetti del down di più di 5 ore di WhatsApp, Facebook e Instagram.

Crepet: “Per alcuni giovani è stata una bella esperienza, una liberazione”

“La reazione è stata molto diversa fra le persone. C’è una minoranza che dipende davvero dai social per professione, ma è una minoranza, perché nei messaggio WhatsApp c’è di tutto, anche in quelli di un amministratore delegato. Non ci vengano a dire ‘only for business’, perché non è così- spiega Crepet a LaPresse -. Stamattina però da miei giovani pazienti alla domanda su come fosse andata per loro durante il balckout ho avuto in generale una risposta che stupisce positivamente: ‘non è andata male’. Molti ragazzi e giovani mi hanno detto che è stata per loro una bella esperienza, nel senso che è stata una liberazione da una coazione”.

Lo psichiatra: “Instagram crea delle dipendenze”

Intanto l’ex product manager di Facebook Frances Haugen aveva nelle scorse ore reso noto che la società ha affrontato solo il 5% circa dei contenuti che incitano all’odio. “Il problema degli effetti di Instagram, in particolare sulle adolescenti è stato posto. Instagram crea delle dipendenze ancora più forti”, dice lo psichiatra. “Il fatto che dei ragazzi e delle ragazze abbiano colto il sollievo prodotto dal down dei social è interessante. Anche se per tutti non è stato così e c’è chi è andato via di testa“, aggiunge.

“Il blackout non può essere considerato certo una psicoterapia accelerata. E ognuno di noi ha un rapporto diverso coi social- spiega lo psichiatra. – ma tutti più o meno abbiamo capito quanto l’astinenza da social sia feroce, quindi vuol dire che questa è una droga”.

“Gli effetti collaterali dei social sulle relazioni, anche familiari e personali, li avevo analizzati nel mio libro “Baciami senza rete” di 5 anni fa. Me ne dissero di tuti i colori: era indigesto. Ora lo troverebbero banale. Tutto ciò che vediamo va sotto un nuovo dogma che si chiama ‘non fare fatica’ in niente. Così ad esempio non vai a trovare tua madre, ma le mandi un WhatsApp o una videochiamata”, conclude Crepet.

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