Sulla nave Alan Kurdi, ferma davanti Lampedusa, ci sono 64 persone. L'ong tedesca: "Non separeremo le famiglie". Berlino: "Pronti ad accogliere, ma serve azione comune Ue"

Nessuno sbarco dalla nave Alan Kurdi della ong tedesca Sea Eye, che si trova al largo di Lampedusa, con 64 migranti a bordo. "Donne e bambini si rifiutano di scendere dalla nave. Non ci resta che augurare buon viaggio verso Berlino", ha fatto sapere il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Il Viminale aveva dato via libera allo sbarco di due bambini di 1 e 6 anni, delle rispettive madri e di una donna incinta.

Il motivo del rifiuto viene spiegati dalla Sea Eye su twitter: "L'Italia ha offerto di evacuare 2 bambini e le loro madri. Ma l'accordo con il governo federale tedesco era che le famiglie saranno evacuate. Non faremo alcuna separazione familiare attiva! Questa è una tortura emotiva e mette in pericolo l'interesse superiore del bambino".

Nel frattempo Salvini, vista la nazionalità dell'ong coinvolta, ha chiamato in causa la Germania: "Ho il problema dell'ennesima nave delle ong che sta cercando di entrare nelle acque italiane. Ho fatto presente al collega tedesco che è un problema loro e visto che le bandiere non si danno a caso sono sicuro che la Germania risolverà il problema", ha dichiarato a margine del G7 dei ministro dell'Interno a Parigi. 

Berlino ha risposto positivamente all'appello di Salvini, facendo sapere che accoglierà alcuni migranti della nave. Tuttavia, la Germania ritiene di non essere l'unica responsabile del destino di quelle persone e che ci debba essere "un'azione comune". Secondo quanto ha riferito la testata Ntv, il ministro dell'Interno tedesco, Horst Seehofer, ha lamentato il fatto che ancora non ci sia una soluzione di lungo termine a livello di Unione europea sulla questione della distribuzione delle persone salvate nel mar Mediterraneo: "Siamo ancora a miglia di distanza da una soluzione europea", ha detto, "la Commissione dovrebbe essere molto, molto più attiva".

Passando al fronte giudiziario, la procura di Agrigento al momento non ha aperto alcuna inchiesta sulla nave. Lo ha confermato a LaPresse il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio che ha ricordato che finché l'imbarcazione "si trova in acque internazionali non c'è giurisdizione". Quando eventualmente la Alan Kurdi attraccherà a Lampedusa, "valuteremo che cosa fare – ha concluso il procuratore, ricordando che – non tutti casi sono uguali".

 

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