Influenza 2025, più casi con la variante K: sintomi e durata

Influenza 2025, più casi con la variante K: sintomi e durata
Foto Cecilia Fabiano/LaPresse

L’influenza colpisce sempre più italiani in questo finale di 2025, complice l’arrivo della cosiddetta variante K che l’Istituto superiore della sanità ha definito “prevalente” pur senza presentare sintomi più gravi. L’incidenza totale delle infezioni respiratorie acute nella comunità, nella settimana dall’8 al 14 dicembre, è stata pari a 14,7 casi per 1.000 assistiti (contro i 12,4 nel bollettino precedente), in aumento rispetto alla settimana precedente come atteso per il periodo. Sono stati stimati circa 817mila nuovi casi, con un totale dall’inizio della sorveglianza di circa 4,9 milioni di casi. L’incidenza più elevata si osserva, come di consueto, nella fascia di età 0-4 anni, con circa 42 casi per 1.000 assistiti. Lo afferma il rapporto della sorveglianza RespiVirNet, pubblicato oggi e da quest’anno in forma interattiva.

La variante K prevalente

Le analisi di sequenziamento in corso dall’inizio della sorveglianza evidenziano che anche in Italia il subclade K, già segnalato in altri paesi, è nettamente prevalente. I dati epidemiologici finora disponibili a livello internazionale indicano che non si osserva un aumento nella severità delle manifestazioni cliniche. E che i vaccini in uso continuano a proteggere dall’ospedalizzazione benché, sulla base dei dati ad oggi disponibili, non sia possibile stabilire la loro efficacia verso le manifestazioni cliniche della malattia.

Nella settimana di riferimento, sia nella comunità che nel flusso ospedaliero si registra per influenza un alto tasso di positività (36% e 40.4% rispettivamente contro 25.3% e 28.8%). Per quanto riguarda la caratterizzazione dei virus influenzali, nella comunità e nel flusso ospedaliero la percentuale di virus A(H3N2) risulta ampiamente maggiore rispetto ai virus A(H1N1)pdm09. Ad oggi nessun campione è risultato essere positivo per influenza di tipo A “non sottotipizzabile” come influenza stagionale, che potrebbe essere indicativo della circolazione di ceppi aviari.

La situazione per Regione

L’intensità è molto alta in due regioni (Campania e Sardegna), alta in Sicilia, media in Abruzzo, Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Valle D’Aosta e Provincia di Bolzano e bassa in tutte le altre, ad eccezione del Molise in cui è a livello basale. Boom di contagi in Sardegna, dove in una sola settimana l’incidenza è schizzata ai livelli massimi. L’isola registra 23,61 casi ogni mille abitanti, il dato più alto a livello nazionale e indice di un’intensità ormai molto elevata. Un’impennata improvvisa: a trainare l’ondata è soprattutto il nuovo ceppo K del virus A/H3N2, che rappresenta ormai oltre la metà dei casi influenzali rilevati.

Cos’è la variante K, cosa fare: l’efficacia del vaccino

L’influenza stagionale sta mostrando quest’anno caratteristiche inedite per precocità, diffusione e intensità, con un numero di casi in rapido aumento in tutta Europa. A destare particolare attenzione è appunto la variante K, un ceppo influenzale arrivato prima del previsto e caratterizzato da una maggiore capacità di trasmissione, che sta contribuendo a un’ondata epidemica più consistente rispetto alle stagioni precedenti.

La circolazione della variante K si inserisce in un contesto già complesso, segnato dalla contemporanea presenza di altri virus respiratori e da una popolazione che, negli ultimi anni, ha ridotto l’esposizione naturale ai virus influenzali. Questo rende una parte significativa delle persone più suscettibile all’infezione e alle sue complicanze.

In questo scenario, vaccinarsi anche adesso resta una scelta efficace e fortemente raccomandata, soprattutto per proteggere le persone più fragili e per contenere l’impatto del virus sul sistema sanitario.

“La variante K non deve allarmare, ma va presa molto sul serio”, spiega il prof. Fabrizio Pregliasco, virologo e docente di Igiene Generale e Applicata presso l’Università di Milano, Direttore scientifico di Osservatorio Virusrespiratori.it. “Si tratta di un ceppo che si diffonde con grande facilità e che sta sostenendo un’epidemia influenzale più precoce e intensa del solito. Vaccinarsi anche a stagione iniziata è utile: il vaccino non solo riduce il rischio di ammalarsi gravemente, ma contribuisce a limitare la circolazione del virus, proteggendo indirettamente anche chi è più vulnerabile”.

I rischi per le feste di Natale

Il periodo delle festività rappresenta un ulteriore elemento di attenzione. Cene, pranzi e incontri familiari aumentano i contatti ravvicinati, spesso tra generazioni diverse: nonni, adulti e bambini che trascorrono molto tempo insieme in ambienti chiusi.

“Durante le feste – continua Pregliasco – i bambini, che spesso sviluppano forme lievi o paucisintomatiche, possono diventare inconsapevoli veicoli di trasmissione del virus verso anziani e persone con fragilità. Per questo la vaccinazione assume un valore che va oltre la protezione individuale: è un gesto di responsabilità verso la famiglia e la comunità.”

Il virus influenzale continuerà a circolare anche nelle prossime settimane e la vaccinazione resta efficace nel ridurre complicanze, accessi al pronto soccorso e ricoveri, anche se effettuata ora. Bastano pochi giorni perché l’organismo sviluppi una risposta protettiva, rendendo questo “last minute sotto l’albero” un’azione concreta di prevenzione.

La vaccinazione antinfluenzale può essere effettuata presso i medici di medicina generale, i servizi vaccinali territoriali e, in molte regioni, anche in farmacia.

Quanto dura l’influenza, i sintomi

Sulla durata e sui sintomi dell’influenza, un’indicazione arriva da Alessandra Bandera, direttrice delle Malattie infettive del Policlinico di Milano, che spiega: “I sintomi sono simili a quelli causati da altre infezioni virali: si manifestano in modo improvviso, con febbre elevata, dolori muscolari diffusi, tosse e intensa sensazione di stanchezza, a cui potrebbero aggiungersi mal di testa, brividi, perdita di appetito e mal di gola. Nei bambini a volte si presenta nausea e diarrea. Nei soggetti più fragili le complicanze possono richiedere l’intervento medico, per lo sviluppo di polmonite, difficoltà a respirare, confusione mentale con possibile coinvolgimento del sistema nervoso centrale, fino a complicanze cardiache”.

L’andamento epidemiologico “varia e il picco può verificarsi in momenti differenti del periodo autunno-inverno: quest’anno il periodo di incubazione è breve e si manifesta nel giro di 2 giorni dal contagio, con possibilità di infettare già da 24 ore prima della comparsa dei sintomi. La durata dell’influenza invece è di 7–10 giorni, anche se la stanchezza può persistere oltre, soprattutto negli anziani o nei soggetti con patologie pregresse. L’attività dei virus influenzali stagionali in Italia inizia durante l’autunno e raggiunge di solito l’apice nei mesi invernali e si riduce in primavera ed estate: secondo il Ministro della Salute, lo scorso inverno il picco è stato registrato nella quarta settimana di gennaio, con circa 17,6 casi per mille assistiti”.

In Spagna impennata di ricoveri

In Spagna si è intensificata la circolazione dei virus respiratori e in particolare dell’influenza A con un’impennata dei ricoveri ospedalieri. E’ quanto afferma la Società Spagnola di Medicina d’Urgenza ed Emergenza (Semes) in una nota. “Nell’ultima settimana il tasso di infezioni da virus respiratori è praticamente raddoppiato, attestandosi a livello nazionale intorno ai 700 casi ogni 100.000 abitanti e superando i 1.000 casi in molte regioni”, ha affermato il vicepresidente della Semes, Javier Millan. I rapporti delle regioni confermano una tendenza ascendente, con un’incidenza molto elevata di infezioni respiratorie acute e un impatto crescente sui servizi di pronto soccorso e di ricovero ospedaliero, in particolare nella popolazione pediatrica, nei bambini di età inferiore a un anno e nelle persone di età superiore ai 75-80 anni, riferisce la Semes. Per quanto riguarda la distribuzione dei virus respiratori, il vicepresidente ha sottolineato che circa il 60%-70% dei casi corrisponde all’influenza A, con predominanza della variante H3N2 clado K, “che sembra avere una maggiore velocità di trasmissione”, mentre il Covid-19 e il virus respiratorio sinciziale mantengono una circolazione molto minore.

In alcune zone della Spagna il numero di casi diagnosticati è aumentato di oltre l’8% rispetto alla settimana precedente. Parallelamente, i ricoveri ospedalieri sono aumentati di oltre il 50%, superando già i picchi registrati nell’intera stagione precedente. Millan sottolinea che l’aumento dei ricoveri riguarda soprattutto le persone vulnerabili: “sono sempre più numerosi i pazienti che necessitano di ricovero ospedaliero per complicazioni, soprattutto gli over 65 con comorbilità quali malattie cardiovascolari, respiratorie croniche, processi oncoematologici o situazioni di immunodepressione”.

La concomitanza dell’influenza A, del VRS e di scompensi nei pazienti cronici sta provocando un notevole aumento della pressione assistenziale, con giornate di collasso in alcuni ospedali e difficoltà nella disponibilità di posti letto, denuncia la Semes. “Ci troviamo già in una situazione molto complessa in molti servizi di pronto soccorso, con sale sovraffollate, lunghi tempi di attesa e pazienti che aspettano un letto di degenza”, ha avvertito Millan insistendo sulla necessità di attivare con piani di emergenza, rafforzare il personale e garantire la disponibilità di letti per evitare il collasso del sistema.

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