Askatasuna, dall’occupazione allo sgombero: la storia del centro sociale di Torino

Askatasuna, dall’occupazione allo sgombero: la storia del centro sociale di Torino
Il presidio cittadino a Torino contro lo sgombero del centro sociale Askatasuna (foto LaPresse/Andrea Alfano)

Dal 1996 gli attivisti occupavano lo stabile in corso Regina Margherita 47, nel quartiere Borgo Vanchiglia

Oggetto di perquisizioni e sgombero nella giornata di oggi, giovedì 18 dicembre, l’Askatasuna è un centro sociale autogestito di Torino riconducibile all’area dell’Autonomia Contropotere. Dal 1996 occupava uno stabile al 47 di Corso Regina Margherita, nel quartiere di Borgo Vanchiglia. Il nome del centro significa “libertà” in lingua basca. Askatasuna nel corso degli anni ha promosso numerose iniziative culturali e politiche, legate alla militanza dei suoi attivisti.

L’edificio

L’edificio occupato dal centro sociale, sviluppato su quattro piani, risale al 1880 ed era originariamente sede dell’Opera Pia Reynero, ente che riuniva sotto un’unica amministrazione sette istituti di beneficenza, tra cui un asilo lattanti che accoglieva bambini dai pochi mesi ai tre anni di età. Con Regio Decreto del 23 marzo 1924, n. 522, venne sancita la fusione tra l’Asilo Reynero e l’Associazione delle dame di carità di Santa Giulia in Vanchiglia, dando vita a un unico ente denominato Opera Pia Reynero. In seguito l’edificio fu acquistato dal Comune. La struttura, dotata di un cortile condiviso con l’adiacente asilo nido comunale, venne abbandonata nel 1981.

L’occupazione

Lo stabile fu occupato il 15 ottobre 1996 da circa sessanta militanti dell’area autonoma. Gli stessi occupanti, il 5 gennaio dello stesso anno, avevano già preso possesso di un edificio in via Verolengo, dal quale erano stati successivamente sgomberati. Lo stabile di corso Regina Margherita divenne la sede del Centro Sociale Askatasuna.

Le attività pubbliche si concentravano prevalentemente nei primi due piani e comprendevano concerti, cene sociali, seminari e laboratori. Il centro sociale si caratterizzò, rispetto ad altre realtà cittadine, per la volontà di mantenere un rapporto stretto con il quartiere di Vanchiglia e per l’impegno sui temi del diritto alla casa e al lavoro, oltre che per iniziative rivolte all’infanzia. Al suo interno trovavano spazio uno sportello per persone con difficoltà abitative, un laboratorio artistico, una biblioteca, una camera oscura fotografica e una sala di registrazione, quest’ultima sequestrata dalla questura nel gennaio 2023.

Il centro sociale fu oggetto di perquisizioni da parte delle forze dell’ordine il 1º maggio 1999 e il 16 luglio 2001, e subì anche un’aggressione da parte di gruppi di estrema destra.

Il patto con il comune di Torino e la sua cessazione

Il 30 gennaio 2024 la giunta comunale di Torino approvò una delibera che riconosceva l’edificio occupato come bene comune, avviando un percorso di cogestione. Nell’ambito della fase iniziale di co-progettazione, il 15 febbraio 2024 gli occupanti decisero di sospendere tutte le attività presenti e future all’interno dello stabile, al fine di consentire lo svolgimento dei lavori previsti dal processo. Fino ad oggi quando il sindaco Stefano Lo Russo, contestando il mancato rispetto delle prescrizioni concordate, comunicò ai promotori la cessazione del patto di collaborazione.

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