Caso Santanchè, sentenza entro un anno: l’accusa è falso in bilancio

Caso Santanchè, sentenza entro un anno: l’accusa è falso in bilancio
(Photo by Roberto Monaldo / LaPresse)

La vicenda riguarda i conti delle società Visibilia fondate dalla ministra

 Arriverà prima della fine della legislatura la sentenza del Tribunale di Milano per Daniela Santanchè, imputata di falso in bilancio con altri 15 fra manager e sindaci delle società Visibilia per i conti il 2016 e il 2022. È quanto emerge dall’udienza di ammissione prove che si è tenuta in mattinata di fronte al nuovo collegio di giudici della seconda sezione penale. Dopo la sostituzione di 2 magistrati su 3 per trasferimento in altri ruoli e una lunga fase processuale fatta di eccezioni sollevate dalle difese, il presidente Giuseppe Cernuto, con le colleghe Paola Filippini e Alessandra Di Fazio, ha fissato un fitto calendario di 14 udienze per arrivare al verdetto sulla ministra del Turismo entro il 30 giugno 2026. Al più tardi, con altre 9 udienze ‘di riserva’, entro il 29 ottobre 2026. In aula saranno ascoltati imputati e testimoni, i militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza che hanno svolto le indagini, coordinati dai pubblici ministeri Luigi Luzi e Marina Gravina, i consulenti tecnici di Procura e difese per l’analisi dei bilanci delle società del Gruppo che sono uscite dal procedimento patteggiando (Visibilia Editore e Visibilia Editrice) e con una dichiarazione di nullità del capo d’imputazione nei confronti della Visibilia srl in liquidazione.

La Procura elimina da atti e-mail della ministra

Il collegio giudicante ha chiesto a tutte la parti di “costruire ‘udienze tematiche’” nella citazione di testimoni, per poter seguire “con maggiore razionalità” il racconto degli eventi che hanno portato alle accuse dei conti truccati. Dopo la vicenda di audio e chat di Santanchè consegnate ai pm da ex dipendenti delle aziende, che ha portato il Senato a sollevare un conflitto di attribuzioni davanti alla Corte Costituzionale nel procedimento che viaggia in parallelo per truffa aggravata ai danni dell’Inps, martedì su richiesta dell’avvocato Nicolò Pelanda la Procura ha deciso di eliminare dal processo una mail agli atti del 7 ottobre 2020. Nella mail la senatrice di Fratelli d’Italia non compare “né come mittente o destinataria”, hanno spiegato i pm, ma in “copia conoscenza”. La Procura ha ribadito la propria linea, già inserita in una memoria la settimana scorsa, per cui quelle comunicazioni non sono “corrispondenza” dei parlamentari per come è stata estesa la definizione con la sentenza della Consulta ‘Open-Renzi’, ma ha comunque deciso di eliminarla dal processo perché “irrilevante” e in attesa della decisione dei giudici costituzionali. In aula si torna il 18 dicembre.

Il Tribunale sentirà anche investigatori Gdf che esclusero irregolarità

Saranno sentiti dal Tribunale di Milano alcuni investigatori della guardia di finanza che nel 2016 scrissero che nella società Visibilia Editore di Daniela Santanchè “non vi è evidenza di irregolarità gestionali”. Mette a segno una prima ‘vittoria’ la difesa della ministra del Turismo e dei 15 manager coimputati nel processo per i presunti conti truccati delle società Visibilia. Contro il parere della Procura di Milano, che aveva giudicato completamente “irrilevante” sentire in dibattimento alcuni militari della guardia di finanza che 9 anni fa hanno lavorato a un’indagine, archiviata all’epoca su richiesta dell’allora pm Donata Costa. Il presidente Giuseppe Cernuto ha accolto la richiesta di varie difese, fra cui gli avvocati Salvatore Pino, Nicolò Pelanda e Antonella Augimeri, di sentire come testimoni i 3 finanzieri. In un’informativa su Visibilia Editore spa scrissero che “non vi è evidenza di irregolarità gestionali” e che “la situazione patrimoniale e finanziaria” della società “non presenta rischi legati a tensioni finanziarie” ma “anzi” un “miglioramento della posizione finanziaria”, la “riduzione debitoria” sia “fiscale” che “verso banche”. Per questo motivo nel 2016 fu ritenuto “appropriato” l’utilizzo a bilancio del “presupposto della continuità aziendale”. “Sono sempre state rispettate tutte le comunicazioni al mercato” si legge nell’annotazione datata 19 ottobre 2016. E’ un documento ritenuto rilevante dalle difese perché proprio da quell’anno inizia, per la Procura di Milano, la falsa contabilizzazione di alcune voci a bilancio, a cominciare dall’avviamento, e che porterà l’azienda quotata in borsa in amministrazione giudiziaria e alla successiva raffica di accuse contro il management a seguito di un esposto dei soci di minoranza che avevano investito nel Gruppo.

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