Delitto Garlasco, pm: “Dna ignoto nella bocca di Chiara Poggi è una contaminazione”

Delitto Garlasco, pm: “Dna ignoto nella bocca di Chiara Poggi è una contaminazione”
Chiara Poggi ©Lapresse 25-09-2007 Garlasco (Pavia)

Nuove verifiche sulla causa della morte della 26enne

Il dna maschile ignoto nella bocca di Chiara Poggi sarebbe figlio di “contaminazione involontaria” durante l’autopsia del delitto di Garlasco. E’ risultato avere una “concordanza” con un cadavere che era stato sottoposto ad “autopsia” in un “lasso temporale prossimo” a quella condotta per l’omicidio del 13 agosto 2007. Lo fa sapere il procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, in una nota in cui rende conto di una consulenza affidata ai professori e genetisti Carlo Previderè e Pierangela Grignani sul “profilo genetico” sconosciuto trovato su una “garza” utilizzata dal medico legale dell’epoca e dal suo staff, dottor Ballardini, per prelevare “materiale biologico dalla bocca della vittima”.

Garlasco, nuove verifiche sulla causa della morte

La Procura di Pavia ha incaricato la dottoressa Cristina Cattaneo, tra i più celebri medici legali d’Italia, per “nuove verifiche” sulle “cause della morte” di Chiara Poggi. Una decisione presa per “garantire” una “valutazione più ampia degli elementi raccolti” nel corso della indagine attuale su Andrea Sempio “sia in sede medico-legale sulla vittima” sia sul “luogo del delitto”, cioè la villetta di via Pascoli della famiglia della 26enne uccisa, si legge in una nota della Procura. Oltre al pm Fabio Napoleone, la professoressa del Dipartimento di Scienze biomediche della Statale di Milano riferirà ai pubblici ministeri Civardi-De Stefano-Rizza, titolari del fascicoli.

Il cosiddetto ‘Ignoto 3’

Il cosiddetto Ignoto 3‘, il profilo di dna maschile sulla garza utilizzata per raccogliere materiale dalla bocca della 26enne, è compatibile con quello dell’assistente del medico legale Dario Ballardini che eseguì l’autopsia sul corpo della ragazza uccisa il 13 agosto 2007. Secondo quanto ricostruito nella bocca di Poggi non fu effettuato un vero tampone orale come in altre parti del cadavere ma la garza fu utilizzata per raccogliere materiale da confronto con gli esiti dell’analisi delle tracce ematiche sulla scena del crimine di Garlasco.

Dei due campioni utilizzabili della garza anche oggi nella ripetizione dei test uno ha avuto un match all’80% con l’assistente del medico legale. Sul secondo si vede sia il profilo Y del professionista che un altro profilo in quantità che viene definita “infinitesimale“, non riconducibile ad un’azione violenta nella zona faringea della vittima e da “contaminazione“. La ricostruzione più probabile è che questa sia avvenuta in sala autoptica maneggiando la garza o toccandola con oggetti a loro volta contaminati. 

© Riproduzione Riservata