Ciriè, operaio in nero cade dal balcone: coppia lo abbandona in un prato per nascondere incidente

Ciriè, operaio in nero cade dal balcone: coppia lo abbandona in un prato per nascondere incidente
FOTO DALL’ARCHIVIO DI UN CANTIERE

Avrebbero lasciato in un prato un operaio ferito nel crollo di un balcone, al fine di nascondere un incidente sul lavoro. Per questo due coniugi di 48 e 46 anni, titolari di un’azienda edile, e un uomo di 48 anni, direttore dei lavori, sono stati denunciati dai carabinieri di Ciriè, nel Torinese.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Ivrea, sono scattate dopo il ritrovamento del ferito in località Roboronzino. I due coniugi, al fine di sviare le indagini, avevano riferito di aver notato l’uomo riverso in un prato, mentre si trovavano di passaggio.

Gli accertamenti eseguiti dai militari hanno però svelato uno scenario completamente diverso da quello raccontato. Il ferito, un cittadino rumeno di 46 anni, prestava infatti attività lavorativa in “nero” presso il cantiere edile di proprietà della coppia, occupandosi in particolare di lavori di muratura per ristrutturazioni di abitazioni. Nel primo pomeriggio del 7 agosto, il muratore è stato travolto dal crollo di un balcone, perdendo i sensi. La coppia, per non incorrere in problemi, lo avrebbe così caricato sulla propria auto e solo dopo averlo lasciato su un prato ha richiesto l’intervento del 118. Il terzo uomo coinvolto è il direttore dei lavori di ristrutturazione dell’abitazione che è giunto sul posto appena dopo i fatti accaduti. La vittima è stata trasportata presso l’ospedale di Ciriè in prognosi riservata ma non in pericolo di vita. 

Cgil: “Preoccupazione e indignazione per quanto accaduto a Ciriè”

La Cgil Torino e la Fillea Cgil Torino-Piemonte esprimono indignazione e profonda preoccupazione per quanto accaduto a Ciriè giovedì 7 agosto, quando un muratore, impiegato in nero, è stato gravemente ferito dal crollo di un balcone e poi portato in una zona di campagna, dove è stato abbandonato. “La sicurezza è un diritto fondamentale: nessun lavoratore deve rischiare la vita per guadagnarsi da vivere, e nessuno dovrebbe essere abbandonato da solo in condizioni disumane dopo un infortunio. Questo problema è legato a doppio filo con l’assenza di controlli, ispezioni e sanzioni, e di una presa di coscienza reale sulla profondità del problema”, afferma Sarah Pantò, della segreteria Cgil di Torino. “Il tema della salute e sicurezza sul lavoro si gestisce realmente solo se si lavora su un’azione di concerto tra i diversi enti che si occupano di prevenzione e controllo, si promuove una procura nazionale del lavoro che si occupi di reati in materia di sicurezza sul lavoro e si investe sul personale nei servizi di vigilanza. Un problema, quest’ultimo, di particolare urgenza per il nostro territorio, dato che gli Spresal di Torino sono ancora fortemente sotto organico”, aggiunge.

Massimo Cogliandro, Segretario Generale della Fillea Cgil TorinoPiemonte, dichiara: “La gravità dell’episodio del quale siamo venuti a conoscenza è altissima: purtroppo sappiamo che questo non è un caso isolato, ma anzi va a costituire il terzo caso di un lavoratore che, in pochi mesi, in provincia di Torino, che subisce un trattamento di questo tipo. Il progressivo e inarrestabile aumento di questi fenomeni, specie purtroppo nell’ambito dell’edilizia, insieme a questo caso in particolare, ci confermano che il sistema degli appalti nel nostro paese non funziona e che la decisione di istituire una procura nazionale super specializzata in materia di salute e sicurezza sul lavoro non può più essere rimandata”. 

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