Giuseppe Marinoni “mi ha usato” come una “pedina, un mezzo, un ingranaggio” di un “sistema che nemmeno conosco” perché lui “ci ha sempre detto che si asteneva” proprio “perché noi avevamo dei rapporti commerciali”. Lo ha detto Federico Pella, ex manager della società di progettazione integrata J+S, l’imprenditore indagato per corruzione nell’inchiesta sull’urbanistica dei Milano, rispondendo alle domande durante l’interrogatorio preventivo con il gip Mattia Fiorentini. Da quanto emerge dalla trascrizione del verbale, Pella, ai domiciliari e che giovedì 14 agosto affronterà l’udienza al Riesame per chiedere la liberazione con gli avvocati Marco Messora e Alberto Salvadori, prende le distanze dall’ex presidente della commissione paesaggio al centro dell’inchiesta sul “sistema urbanistico ed edilizio deviato” e che, secondo la Procura di Milano, sarebbe stato corrotto da Pella con 369mila euro di incarichi e parcelle più 190mila di “bozze di contratti” rinvenuti nel suo pc.
L’ex manager di J+S Pella: “Preso per i fondelli”
È un “fatto che noi si sia lavorato insieme”, afferma Pella citando i contatti riallacciati con Marinoni a fine 2021 (si erano conosciuti 15 anni prima), subito dopo la sua nomina a presidente della commissione paesaggio. “Ma abbiamo lavorato su attività che non c’entrano nulla, né con il suo ruolo, né con Milano, né con i nodi”. Si dice “arrabbiato”, “deluso”, “amareggiato” dalla lettura delle carte dei magistrati e “preso per i fondelli” da Marinoni perché “noi eravamo certi dell’astensione” durante le sedute della commissione, proprio in virtù degli “incarichi” conferiti all’ex professore del Politecnico che “prendeva il 70% o 80%” delle commesse. Marinoni è “sempre andato da solo a fare i primi incontri con tutti gli operatori privati e i costruttori che io non conoscevo” afferma l’architetto. Racconta anche di avergli “imposto” di firmare “tutti i progetti” realizzati con J+S in modo che “apparisse in tutti i contratti”. “Ci sono riuscito – spiega – lui purtroppo non era favorevole”.