Errori e norme ‘oscure’ sul conflitto d’interessi. Leggi a vantaggio dei costruttori che passano a 24 ore da un affare appena firmato. Progetti “improbabili” e dirigenti comunali “irritualmente” avvertiti che in caso di stop allo sviluppo edilizio ne avrebbero pagato personalmente le conseguenze in Tribunale. Più passano i giorni nell’inchiesta sull’urbanistica della Procura di Milano – le cui 6 richieste d’arresto sono al vaglio del gip Mattia Fiorentini e ci resteranno per almeno una settimana – più quello che mercoledì l’ex presidente della disciolta commissione paesaggio, Giuseppe Marinoni, ha definito un “processo all’intera città” si infarcisce di episodi, rapporti di lunga data, miopie e cecità volontarie e involontarie.
Che i membri della commissione chiamata a votare i progetti ricevessero soldi per consulenze e parcelle da quegli stessi imprenditori che al giudizio dell’ente si rimettevano, è un dato assodato dalle fatture acquisite dai militari del Nucleo pef. Fatto a cui non sarebbe mai seguito un “accordo corruttivo”, ha scritto l’avvocato Giacomo Lunghini, difensore dell’ex commissario del paesaggio 2018-2024, Alessandro Scandurra, che rischia il carcere. Quando in commissione arrivavano i suoi progetti – come il cantiere ‘East Town’ a Lambrate da Bluestone per 274mila euro – il 56enne si è sempre “astenuto”.
Quando ciò non è avvenuto, “sbagliando” scrive il legale, è stato per progetti diversi dai suoi anche se presentati degli stessi committenti: piazza Aspromonte e via Salomone 77 per Bluestone, Porta Romana e P39-Pirellino per Coima che nel frattempo lo aveva assoldato su uno studentato differente da quello erroneamente indicato dalla Procura a Scalo Romana che sostituirà il villaggio olimpico. Mancate astensioni figlie delle “rassicurazioni” giunte a Scandurra da Marinoni: “Mi dicono che non sei in conflitto se il contratto non è firmato”. C’è stata inoltre una “ambiguità di fondo” e “oscurità normativa” – aggiunge il difensore – sulle regole interne alla commissione paesaggio. Più volte cambiate in corsa fra il triennio 2018-21 e quello ’21-’24. A cui aggiungere un “errore”, di cui parla ai pm Petruzzella-Filippini-Clerici-Siciliano una dirigente di Palazzo Marino, nel consegnare ai professionisti un documento diverso e con regole meno stringenti rispetto a quelle del “patto di integrità” che contiene “chiare ed incontrovertibili” indicazioni su come comportarsi.
Le testimonianze dei dirigenti
Proprio le testimonianze di dirigenti e vertici dell’urbanistica meneghina rischiano di diventare cruciali. Marinoni avrebbe mostrato all’ex assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, “un book“. In cui “proponeva la progettazione di alcuni svincoli autostradali che mi apparivano improbabili”, ha messo a verbale il direttore dell’Area pianificazione urbanistica generale, Marino Bottini, riferendosi alla ‘Strategia dei Nodi’, realizzata con il patrocinio comunale e con cui il principale indagato del fascicolo sul “sistema urbanistico deviato” avrebbe cercato di allettare imprenditori, dietro la promessa di aree su cui investire senza indici di edificabilità predeterminati. “Gli risposi che non mi pareva fattibile una simile densificazione dei nodi autostradali”.
I funzionari hanno parlato anche del clima che si è respirato negli uffici in questi mesi quando una pratica edilizia con alle spalle committenti di peso si arenava. “Pressioni?” domandano gli inquirenti. “Proprio minacce no”, la risposta, ma di recente un noto studio legale di Milano ha “irritualmente” intentato causa con una “domanda di risarcimento danni”, poi ritirata, a nome di una grossa società del settore. Non solo – com’è fisiologia – contro l’amministrazione ma “direttamente” nei confronti di 9 dirigenti e architetti che si sono “espressi sfavorevolmente” al progetto. E’ il clima rovente attorno al dossier urbanistica.
Il caso del Pirellino
Lontano da quello festante del ‘boom’ edilizio con cui nel 2019 Coima acquisì l’ex Pirellino. La vecchia sede degli uffici tecnici comunali per il cui progetto di riqualificazione sono indagati il sindaco Giuseppe Sala e l’ex assessore Giancarlo Tancredi con le accuse in concorso di induzione indebita per le presunte “pressioni” sulla commissione paesaggio dopo le minacce di “rottura” da parte di Catella per il tramite di Stefano Boeri. In pochi ricordano come iniziò quella vicenda: con un’asta pubblica monstre, vinta da Coima all’ultimo rilancio, staccando un assegno da 193 milioni di euro (quasi il triplo della base d’asta) per lanciare una maxi riqualificazione dell’edificio da trasformare – si diceva nelle conferenza stampa con l’archistar e il ‘re del mattone’ – in un distretto della natura e dell’energia.
Due grattacieli uniti da un ‘ponte-serra’, fra cui la ‘Torre Botanica’, a completamento del quartiere simbolo della Milano verticale: Porta Nuova. Progetto – poi abbandonato fra ritardi e ricorsi – che per decollare aveva bisogno di volumetrie aggiuntive. Che arrivarono, nella quantità del 25%, concesse dal consiglio regionale della Lombardia con una legge approvata il 26 novembre 2019: 24 ore dopo il rogito dell’edificio e il suo passaggio da proprietà pubblica a privata.

