Sul tampone orale fatto a Chiara Poggi 18 anni fa a Garlasco e finora mai analizzato, è stata riscontrata una quantità “infinitesimale” di dna che non corrisponde né ad Alberto Stasi – condannato in via definitiva per l’omicidio della ragazza, avvenuto il 13 agosto del 2007 nel Pavese – né ad Andrea Sempio, indagato nella nuova inchiesta sul caso. Il dna è attribuibile a una contaminazione.
Il delitto di Garlasco e il supertestimone
A fine giugno c’era stata un’altra svolta. Martello, attizzatoio, mazzetta e piccozza non sarebbero stati rinvenuti nella roggia di Tromello, a pochi passi da una casa di famiglia delle gemelle Cappa, come dichiarato da più di una persona, ma sarebbero stati consegnati ai carabinieri da un nuovo supertestimone. La notizia era stata svelata a Ore 14 sera in merito al delitto di Garlasco.
Stasi in semilibertà
Di recente è stata confermata la semilibertà ad Alberto Stasi. La Prima Sezione penale della Corte di cassazione ha rigettato il ricorso proposto dalla Procura generale presso la Corte di appello di Milano contro l’ordinanza del 9 aprile 2025, con cui il Tribunale di sorveglianza aveva concesso la misura alternativa. Tra i punti del ricorso, firmato dalla sostituta pg Valeria Marino, c’è la mancata richiesta di autorizzazione specifica a rilasciare l’intervista al programma ‘Le Iene’, del 30 marzo, durante un permesso premio di cui Stasi aveva beneficiato; per la Procura generale, l’intervista non era stata autorizzata.
Famiglia Poggi: “Non tollereremo più che si infanghi la memoria di Chiara”
Nei mesi scorsi la famiglia Poggi si era esposta chiedendo rispetto da parte dei media dopo le possibili ricostruzioni fatte da giornali e trasmissioni tv. A inizio giugno, in una dichiarazione rilasciata con il marito davanti alle telecamere, Rita Poggi ha sottolineato che la famiglia è disgustata “dalle affermazioni che sono state fatte in questi giorni nella varie trasmissioni televisive. Si continua a infangare la memoria di nostra figlia. È veramente disgustoso e squallido, non ho parole per definirlo”.
“Nostra figlia era una ragazza pulita, semplice, non aveva misteri, non aveva segreti, non aveva amanti. Ho sentito anche quello ieri sera. Quello che è grave è che si fanno delle insinuazioni su una ragazza che non si può difendere. Questo è il massimo che si poteva fare. Non lo so chi ha interesse, però adesso è giunto il momento di dire basta. Noi non tollereremo più che si infanghi la memoria di nostra figlia”. I Poggi inoltre continuano a difendere il figlio Marco dalle ultime ipotesi secondo cui il ragazzo non sarebbe stato in Trentino nei giorni dell’assassinio.

