Iniziato l'incidente probatorio: "Non c'è la traccia numero 33 con l'impronta di Sempio"
Sulla traccia numero 10 del delitto di Garlasco, l’impronta di una mano sul portone d’ingresso della villetta di via Pascoli, non c’è sangue. È l’esito del primo giorno di lavori dell’incidente probatorio per la maxi consulenza genetica disposta dalla gip di Pavia Daniela Garlaschelli. Le attività preliminari sono iniziate martedì mattina alle 10.30 e durate fino al secondo pomeriggio inoltrato fra i periti Denise Albani e Domenico Marchegiani, con la ‘squadra’ di altri 9 fra genetisti e consulenti dattiloscopici di Procura di Pavia e difese, che hanno controllato cosa fosse contenuto negli scatoloni dei reperti e come fossero stati conservati per 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi. Il primo risultato riguarda la traccia repertata sulla superficie interna del portone d’ingresso dell’abitazione e dalla cui origine sono stati esclusi sia Andrea Sempio che Alberto Stasi. È stata analizzata con l’OBTI, il test specifico per l’individuazione del sangue umano, che ha dato esito negativo. Un dato che verrà approfondito in laboratorio, ma se confermato potrebbe modificare i convincimenti dei pm che indagano e del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, secondo cui quel contatto papillare, evidenziato con gli ultravioletti e fotografato dai Ris di Parma il 17 agosto 2007, “sarebbe stato generato da una mano ‘sporca’” forse di “sangue (della vittima o di altri)” o “di altra sostanza”. Si sarebbe trattato della prova che il killer non si è lavato le mani, come invece sostengono le sentenze di condanna all’ex fidanzato di Chiara Poggi.
Non c’è la traccia numero 33 con l’impronta di Sempio
La prima certezza della maxi consulenza genetica è invece che non c’è la traccia numero 33 con l’impronta di Sempio, l’ormai celebre intonaco del muro trattato con la ninidrina per isolare l’impronta palmare del nuovo indagato. È stata ‘grattata’ all’epoca del delitto dalla seconda parete destra delle scale verso lo scantinato in cui è stato trovato il corpo. Si tratta di un’impronta già analizzata nel 2007 e che sarebbe risultata priva di sangue, ma per i pm Napoleone-Civardi-De Stefano-Rizza potrebbe collocare il 37enne sulla scena del delitto, anche se non è chiaro in quale momento e in una posizione incompatibile con le ricostruzioni accertate dei movimenti del killer nella casa, che non avrebbe mai sceso le scale. A ogni modo la provetta contenente l’intonaco grattato non è stata trovata. Probabilmente è andata esaurita per gli accertamenti irripetibili nelle inchieste che hanno portato alla condanna di Stasi. La seconda certezza è che le impronte raccolte nel 2007 dal Ris nella casa di via Pascoli da cui si sperava di poter estrapolare materiale genetico per i confronti non si trovano sulle 35 strisce para-adesive, come ripetuto in questi mesi. Le impronte si trovano su pellicole di acetato. Per alcuni dei consulenti ciò significherebbe una minor capacità di conservazione. Per altri hanno performance assolutamente identiche, trattandosi di derivati degli stessi materiali. I dubbi arrivano più dalle modalità di conservazione a temperatura ambiente, che potrebbero aver deteriorato eventuali tracce genetiche. I campioni saranno comunque duplicati per ogni traccia: uno per la ricerca del dna e l’altro per la cosiddetta diagnosi di natura sull’origine (sangue, saliva, sperma). Le impronte sui foglietti saranno fotografate prima delle estrazioni per poterle ‘conservare’ per confronti futuri.
Gli esami ripartiranno da impronte e spazzatura
Proprio da impronte e spazzatura gli esperti ripartono giovedì mattina alla polizia scientifica di via Fatebenefratelli, nell’unica data al momento calendarizzata di una maxi consulenza destinata a durare 3 mesi, fino all’elaborato finale.Sulla pattumiera si è registrato un momento di incertezza legato all’assenza temporanea del verbale di sequestro dell’immondizia autorizzato dal giudice, che rischiava di compromettere gli accertamenti. Per il resto, la giornata è scandita dagli scambi a distanza fra collegi difensivi e commenti raccolti fuori dalla Questura di Milano da legali e consulenti. L’avvocata Giada Bocellari per Alberto Stasi parla di “ottimismo”. Gian Luigi Tizzoni, storico legale dei Poggi convinto della colpevolezza del 41enne, avverte: ogni indizio dovrà essere messo in “raffronto con quello emerso nei processi a carico di Stasi”. Il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris, nella doppia veste involontaria di consulente della difesa Sempio ma anche militare che ha guidato il Reparto messo sotto accusa per i ‘buchi delle indagini, invece afferma: “Credo, fino a prova contraria, all’innocenza di Andrea Sempio e credo nella sentenza definitiva”.
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