Sono le pene inflitte dalla gup di Milano Rossana Mongiardo nel processo 'Doppia Curva'

I capi ultras del Milan e dell’Inter, Luca LucciAndrea Beretta, sono stati condannati a 10 anni di reclusione. Sono le pene inflitte dalla gup di Milano Rossana Mongiardo nel processo ‘Doppia Curva’. La sentenza è stata martedì in aula bunker a San Vittore.

Il pubblico ministero Paolo Storari aveva chiesto 10 anni per Lucci e nove per Beretta, quest’ultimo diventato collaboratore di giustizia dopo i due arresti di settembre 2024 per l’omicidio di Antonio Bellocco e come leader del tifo organizzato nerazzurro.

Gup: “Risarcire Milan, Inter e Lega: subito 50mila euro”

Gli ultras condannati dovranno risarcire i club e la Lega Calcio pagando subito 50mila euro di provvisionale per le squadre e 20mila per la Lega Serie A. Lo ha deciso la gup di Milano Rossana Mongiardo condannando i 16 imputati del processo per associazione a delinquere nelle curve, il tentato omicidio di Enzo Anghinelli e l’omicidio di Antonio Bellocco. 

Beretta condannato a pagare oltre 500mila euro a famiglia Bellocco

L’ex capo ultras dell’Inter Andrea Beretta è stato condannato a risarcire la famiglia dello ‘ndranghetista Antonio Bellocco con 520mila euro di provvisionale per l’omicidio commesso a Crnusco sul Naviglio il 4 settembre 2024. Risarcimenti che si sommano alla condanna a 10 anni per il collaboratore di giustizia, assolto solo da un capo d’imputazione per estorsione, ma ritenuto il capo di un’associazione a delinquere in seno al tifo nerazzurro, aggravata dalla finalità di agevolazione della ‘ndrangheta.

Condanne ai risarcimenti sono arrivate anche per Lucca Lucci e Daniele Cataldo, ritenuti mandante ed esecutore del tentato omicidio di Enzo Anghinelli.

Le altre condanne agli ultras di Milan e Inter

Nel processo con rito abbreviato sono arrivate le condanne anche per i membri dei ‘direttivi’ del tifo organizzato.

Per gli ultras interisti:

  • 8 anni a Marco Ferdico
  • 5 anni a Giuseppe Caminiti, in carcere anche per l’omicidio del trafficante di droga Fausto Borgioli nel 1992 e come killer dell’ex capo ultras dell’Inter Vittorio Boiocchi
  • 6 anni a Cristian Ferrario
  • 6 anni a Mauro Nepi
  • 4 anni e 8 mesi per Gianfranco Ferdico
  • 4 anni e 8 mesi per Matteo Norrito
  • 4 anni e mezzo per Mauro Nepi
  • 4 anni a Renato Bosetti
  • 2 anni con sospensione condizionale per Debora Turiello, la cassiera o ‘contabile’ della curva

Tra i tifosi milanisti:

  • 10 a Daniele Cataldo, ritenuto l’esecutore materiale su mandato di Lucci del tentato omicidio di Enzo Anghinelli con 4 colpi di arma da fuoco sparati in testa il 12 aprile 2019 a Milano
  • 4 anni e 4 mesi per Fabiano Capuzzo
  • 5 anni per Alessandro Sticco
  • 3 anni e 4 mesi per Islam Hagag 
  • 3 anni e 4 mesi per Luciano Romano
  • Altri tre membri del tifo organizzato rossonero – il fratello di Lucci, Francesco Lucci, l’ex bodyguard di Fedez, Christian Rosiello, e l’ultrà Riccardo Bonissi – sono a processo in un filone separato. La sentenza è attesa per giovedì

Pm: “Curve si comportavano come una milizia privata”

Le curve di Milan e Inter si sono comportate come una “sorta di milizia privata” con “un capo”, una “struttura gerarchica” e un “territorio”, e in “rapporti”, “conflittuali o meno”, con altre tifoserie organizzate, con “la società calcistica” e “le strutture statali deputate alla repressione dei reati”. Una serie di “rapporti con le “istituzioni” che ha “generato, negli imputati, una sorta di legittimazione”. Queste le parole usate dal pm di Milano Paolo Storari nella memoria depositata alla gup Rossana Mongiardo.

Per il pm il “territorio” controllato dagli ultras milanesi era lo “stadio San Siro”, ritenuto una “zona franca” dove gli altri “attori che operano” al “Meazza” non “dovrebbero entrare”, scrive citando il “significativo” esempio degli “stewards” che “non vanno mai in curva”. La “milizia”, nata in seno al tifo organizzato di Milan e Inter, aveva il potere di sanzionare “i propri sottoposti” con “espulsioni e sospensioni dal direttivo”, ed elargire “premi e privilegi”.

Le curve, a processo per associazione a delinquere, avevano un “patrimonio” grazie ai “ricavi da vendita biglietti, fanzine, merchandising” gestito dai rispettivi capi. La “legittimazione” derivante dai “rapporti istituzionali” avrebbe dovuto “garantire”, secondo i vertici ultras, “impunità” e “l’esigenza di essere rispettati e riconosciuti” anche dalle “forze di polizia”

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