La richiesta di rinvio a giudizio nell'ambito delle indagini scaturite da una denuncia di violenza sessuale, sulla quale invece pende richiesta di archiviazione
La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio di Leonardo Apache La Russa e dell’amico Tommaso Gilardoni per revenge porn, nell’ambito delle indagini sul caso della ragazza che aveva denunciato il figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa per una presunta violenza sessuale avvenuta la notte del 18-19 maggio 2023 nell’abitazione di La Russa. Sull’accusa di violenza sessuale pende una richiesta di archiviazione, ma nel contesto della stessa inchiesta ora la pm Rosaria Stagnaro, con l’aggiunta Letizia Mannella, chiede il processo nei confronti dei due per revenge porn: gli indagati, in due episodi differenti, avrebbero divulgato un “video a contenuto sessualmente esplicito” della giovane, oggi 24enne, senza il suo consenso.
L’ipotesi di reato loro contestata è diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti aggravata dall’uso del mezzo telematico. Alla richiesta di processo, che dovrà essere vagliata da un gup, la Procura allega le fonti di prova, fra cui le copie forensi sui cellulari, e la consulenza tecnico-informatico redatta dalle esperte incaricate dai pm, Maria Pia Izzo e Eva Balzarotti.
Non viene contestato il concorso
I fatti di revenge porn attribuiti ai due indagati riguardano però due episodi distinti tra loro e separati nel tempo, per cui a Leonardo Apache La Russa e Matteo Gilardoni non viene contestato il concorso. Il fatto imputato a La Russa riguarda l’invio tramite WhatsApp all’amico di un video esplicito girato il 19 maggio 2023, senza il consenso della ragazza. A Gilardoni viene attribuito un episodio diverso e cioè quando ad agosto 2023 inoltrò a un amico una delle clip girate quella sera.
La richiesta di archiviazione delle accuse di violenza sessuale
Lo scorso 8 aprile, i pubblici ministeri milanesi, dopo quasi due anni di indagini, avevano chiesto l’archiviazione dell’inchiesta per violenza sessuale non di gruppo nei confronti di Leonardo La Russa, 20 anni, e Matteo Gilardoni, 26 anni, di professione deejay. La pm Rosaria Stagnaro, l’aggiunta Letizia Mannella e il procuratore Marcello Viola hanno ritenuto che non vi fossero elementi sufficienti per richiedere il rinvio a giudizio dei due indagati. “Dopo uno scrupoloso e dettagliato esame di ogni aspetto di questa vicenda, la decisione dei magistrati inquirenti di chiedere al gip l’archiviazione dell’accusa di violenza sessuale mi conforta nell’idea che ho sempre espresso sull’estraneità di mio figlio ai fatti contestati, che hanno suscitato un grande clamore mediatico”, aveva commentato il presidente del Senato.
Caso Leonardo La Russa, la denuncia e le indagini
Nella denuncia presentata quaranta giorni dopo i fatti, la presunta vittima, ex compagna di liceo di Leonardo La Russa, raccontò di essersi svegliata, dopo una serata trascorsa all’Apophis Club di via Merlo 3 a Milano, nuda nel letto con accanto il giovane La Russa. Si sentiva stordita, con vuoti di memoria e ricordi confusi della serata, durante la quale era andata nel club insieme ad alcune amiche. La giovane dichiarò che, nel corso della serata nel locale in zona piazza Fontana, avrebbe assunto un mix di alcol, cocaina e psicofarmaci. Il suo ultimo ricordo lucido risaliva a un drink offertole proprio da La Russa. In seguito riferì di non ricordare più nulla e di essere stata informata solo la mattina seguente di aver avuto un “rapporto a mia insaputa” con lo stesso La Russa e con un certo “Nico”, poi identificato come l’amico dj Tommaso Gilardoni. A dirglielo sarebbe stato lo stesso Leonardo La Russa. “Mi avevano spogliata. Ero scioccata, tremavo. Scrivevo alle mie amiche dal letto, chiedendo perché fossi da sola a casa di Leonardo e dove si trovassero loro”, dichiarò la ragazza.
Nel corso dell’indagine gli inquirenti ascoltarono numerosi testimoni presenti quella sera nel locale. Analizzarono inoltre le chat, ricercando parole chiave concordate, e visionarono video e foto, tra cui tre brevi filmati e frammenti dei rapporti sessuali registrati dagli indagati, oltre a immagini trovate nei loro telefoni. La Procura dispose anche una consulenza tossicologica, affidata a Domenico Di Candia dell’Istituto di medicina legale di Milano. L’esperto esaminò due ciocche di capelli della ragazza, prelevate l’11 luglio 2023, per accertare lo stato psico-fisico della ventiduenne. L’analisi rilevò una “concentrazione fisiologica della molecola” GHB, precisando tuttavia che “non era possibile esprimersi in riferimento a una singola somministrazione” della cosiddetta “droga dello stupro”.
Leonardo La Russa e Tommaso Gilardoni vennero interrogati per diverse ore nel dicembre 2023, assistiti dagli avvocati Vinicio Nardo e Adriano Bazzoni per La Russa e da Alessio Lanzi e Luigi Stortoni per Gilardoni. Si dissero “sorpresi” dalle accuse, sostenendo che la giovane fosse sempre stata “consapevole” e “consenziente”.
Il legale della ragazza si è opposto alla richiesta di archiviazione
L’avvocato Stefano Benvenuto, legale della ragazza che ha denunciato Leonardo Apache La Russa, ha depositato opposizione contro la richiesta di archiviazione dell’accusa di violenza sessuale della Procura di Milano, chiedendo anche l’imputazione coatta di Leonardo La Russa da parte del gip. L’udienza sarà il 25 settembre davanti ala gip Rossana Mongiardo.
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