A Sempio potrebbe essere chiesto di chiarire nuovamente le tre telefonate sul numero fisso di casa Poggi effettuate tra il 7 e l'8 agosto 2007

Da una parte Alberto Stasi. Dall’altra Andrea Sempio. Si incrociano i volti e i destini del delitto di Garlasco in Tribunale a Pavia. Il Procuratore Fabio Napoleone con l’aggiunto Stefano Civardi e la pm Valentina De Stefano hanno convocato per le 14 il condannato definitivo per l’omicidio di Chiara Poggi del 13 agosto 2007 e il 37enne indagato per la seconda volta (nei fatti è la quarta) a seguito dei numerosi “atti d’impulso” – consulenze, esposti, denunce, richieste di revisione – inviati agli inquirenti dalla difesa Stasi nel tentativo di riaprire una storia chiusa per la giustizia italiana.

Tribunale di Pavia, delitto Garlasco
Tribunale di Pavia, delitto Garlasco (Foto Furlan LaPresse)

Contemporaneamente la pm Giuliana Rizza, appena fatto il suo ingresso nel pool, raggiungerà il fratello della vittima e amico di Sempio, Marco Poggi, per sentirlo come testimone a Venezia, dove il 36enne si è trasferito e lavora. Tutto nelle stesse ore.

Per evitare fughe di notizie e con l’obbiettivo complessivo di “ricostruire compiutamente le frequentazioni della vittima”, almeno a leggere le istanze di riapertura indagini firmate dalla Procura, sempre respinte dal gip e poi accolte dalla Corte di Cassazione ordinando l’iscrizione di Sempio sul registro degli indagati. Già il 20 marzo 2024 i pm avevano messo in conto l’interrogatorio del commesso di Voghera, perquisito mercoledì scorso in diretta tv dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, così come i suoi genitori e gli amici di comitiva Mattia Capra e Roberto Freddi.

Le nuove indagini sul delitto di Garlasco

In quell’atto i magistrati tracciano la road map investigativa che si sta poco a poco disvelando in questi mesi. A cominciare dalla necessità di approfondire la consulenza tecnica presentata dai difensori di Stasi sulla “compatibilità delle grandezza” delle “impronte” sulla scena del delitto con la “taglia delle scarpe” di Sempio. Tema cruciale nelle sentenze. Proprio le calzature e il paio di scarpe marca Frau numero 42, che Stasi non consegnò ai carabinieri il 14 agosto 2007 (ne consegnò altre tre paia marca Lacoste, Puma e Adidas), sono state ritenute dalla Corte d’appello di Milano il “biglietto da visita” del killer.

Nelle indagini che invece sono state archiviate nel 2017 e nel 2020 a carico di Sempio i gip Fabio Lambertucci e Pasquale Villani hanno ritenuto assodato che il 37enne indossasse scarpe taglia 44 e “nessuna impronta di quella misura è stata rilevata sulla scena del crimine”. “Già nell’agosto del 2007 portavo il numero 44 e lo ricordo perché all’epoca avevo degli stivaletti ma con quelli facevo fatica a guidare quindi ho dovuto comprare un nuovo paio di scarpe che erano numero 44”, dichiarò interrogato il commesso. 

A Sempio potrebbe essere chiesto di chiarire nuovamente le tre telefonate sul numero fisso di casa Poggi effettuate tra il 7 e l’8 agosto 2007, 6 giorni prima del delitto. Partite dal suo numero e rispettivamente di 2, 8 e 21 secondi, furono spiegate come un tentativo di contattare l’amico Marco, nel frattempo partito per le vacanze in Trentino con la famiglia.

La prima telefonata non è stata ritenuta una conversazione ma un automatismo dell’impianto di allarme della villetta di Garlasco. La seconda e la terza come tentativi di raggiungere l’amico che nella sua testimonianza disse di non essere sicuro di aver annunciato la propria partenza. “Non c’era l’abitudine fra noi ragazzi di salutarci quando uno partiva, anche perché era una questione di dieci giorni quindi non mi era nemmeno venuto in mente di mandare un messaggio o fare una telefonata per salutare”. 

Delitto Garlasco, le nuove indagini sul Dna sotto le unghie di Chiara Poggi

Difficile invece che possano arrivare risposte sulle nuove “indagini genetico forensi”, ora affidate all’incidente probatorio al via il 17 giugno sui dna sulle unghie di Chiara Poggi e su altri reperti, davanti al gip Daniela Garlaschelli. Quelle sequenze genetiche, che ora si vorrebbero appartenere a Sempio, “potevano essere comuni a circa 40, 50mila uomini” disse il 17 dicembre 2014 nella sua arringa davanti alla Corte d’assise d’appello di Milano il professor Angelo Giarda (oggi defunto), storico legale di Stasi e ‘maestro’ dell’attuale avvocata che lo assiste, Giada Bocellari.

In uno degli innumerevoli curiosi ribaltamenti del ‘caso Garlasco’, all’epoca era la difesa dell’imputato a sostenere l’inutilizzabilità delle tracce biologiche e che infatti le sentenze di condanna hanno escluso dalle prove a carico del 41enne detenuto a Bollate in regime di semi libertà. “I marcatori utilizzabili al fine di identificare una precisa persona – disse Giarda ai giudici – non erano sufficienti per dire che erano di Alberto Stasi”. “Mi è venuta la tentazione – aggiunse il professore emerito di diritto processuale e tra i più autorevoli penalisti italiani – perché non prende anche il mio Dna, vediamo cosa succede?”.

Le parole di Carlo Nordio

Lunedì intanto di Garlasco ha parlato anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sollecitato dai cronisti a margine di un evento organizzato dall’ordine degli avvocati di Milano. “Quando assistiamo a vari rinvii effettivamente questo suscita delle perplessità” ha detto il Guardasigilli chiarendo di non voler “intervenire” su “un’inchiesta in corso”. “Quando un giudice ha già dubitato al punto da assolvere è difficile che si possa condannare aldilà di ogni ragionevole dubbio, come vuole la nostra Costituzione”. “Una volta si diceva che il tempo è padre di verità, ma molte volte il tempo è padre di oblio – ha concluso Nordio -. Quindi più il tempo passa più diventa difficile ricostruire un fatto”. 

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