Una baby gang aggredì un 26enne straniero a Taranto: sette minorenni finiscono ora in comunità per quell’episodio. Ai giovani sono stati contestati una serie di reati, con l’aggravante della discriminazione razziale. I carabinieri di Taranto, coadiuvati nella fase esecutiva da personale del Nucleo Investigativo, dallo Squadrone Carabinieri Eliportato “Cacciatori di Puglia” e dal 12° Reggimento Carabinieri “Sicilia”, hanno collocato in comunità – su mandato del gip presso il Tribunale per i minorenni di Taranto su richiesta della Procura della Repubblica per i minorenni – 7 giovani, tra i 14 e i 17 anni.
L’indagine durata 4 mesi
I minorenni sono ritenuti responsabili a vario titolo di concorso in resistenza e violenza a pubblico ufficiale, vilipendio delle Istituzioni e delle Forze Armate, concorso in violazione di domicilio, danneggiamento, lesioni personali con aggravanti del numero degli aggressori e della discriminazione razziale. I provvedimenti scaturiscono da una articolata e delicatissima indagine condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile da gennaio ad aprile di quest’anno e che ha consentito di raccogliere elementi di prova a carico di sette ragazzi – di cui tre non imputabili perché infraquattordicenni – presunti responsabili di una violenta aggressione che si sarebbe verificata il 27 gennaio nel rione Tamburi, nei confronti di un ventiseienne nigeriano. In quella circostanza, i giovani, con il volto travisato, dopo essersi barricati dietro alcuni cassonetti dell’immondizia posizionati sulla strada, avrebbero lanciato pietre, brandendo anche spranghe e mazze di legno, contro le pattuglie dell’Arma dei carabinieri intervenute su richiesta del personale sanitario.
L’inchiesta tra pedinamenti e monitoraggio social
Le indagini, condotte in sinergia con la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Taranto, e svolte attraverso servizi di osservazione, controlli, pedinamenti, monitoraggio dei social network e ascolto dei testimoni, hanno poi permesso di ricostruire altri due episodi che si sarebbero verificati rispettivamente il 29 e il 30 gennaio scorso, ossia pochi giorni dopo il primo evento; nel primo, gli stessi ragazzini avrebbero nuovamente aggredito l’extracomunitario. Nell’occasione gli avrebbero anche bruciato i documenti e alcuni effetti personali; nel secondo, sempre i giovanissimi indagati, avrebbero reiterato il lancio di pietre in direzione di un’autovettura dei carabinieri, intervenuta a seguito di una segnalazione per il lancio di sassi contro autobus e veicoli in transito. In quest’ultima occasione, i ragazzi avrebbero anche intonato cori contro l’Istituzione e i militari, postando poi tutto sui propri profili social.