Omicidio Fregene, Giada Crescenzi non risponde al gip: resta in carcere presunta omicida di Stefania Camboni

Omicidio Fregene, Giada Crescenzi non risponde al gip: resta in carcere presunta omicida di Stefania Camboni

La 31enne, fermata con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa e da abuso di relazioni domestiche e di ospitalità, è detenuta a Civitavecchia

Giada Crescenzi, la donna di 31 anni fermata giovedì scorso perché accusata di aver ucciso a coltellate nel sonno la suocera, Stefania Camboni, si è avvalsa della facoltà di non rispondere e, secondo quanto apprende LaPresse, non ha risposto alle domande del Gip.

La 31enne, fermata con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa e da abuso di relazioni domestiche e di ospitalità, è detenuta nel carcere di Civitavecchia. L’interrogatorio della presunta omicida si è svolto al tribunale di Civitavecchia, dove la donna è stata portata dagli agenti della polizia penitenziaria. Il delitto è avvenuto in un villino a Fregene in provincia di Roma.

Il medico legale che sabato scorso ha effettuato l’autopsia, ha riscontrato sul corpo della vittima, una ventina di coltellate inferte alla gola e al cuore, quattro delle quali mortali. L’arma del delitto, che non è stata ancora ritrovata, secondo il consulente medico della procura sarebbe un coltello da cucina, molto lungo e con una lama larga 4 centimetri. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Civitavecchia sta emettendo un’ordinanza di custodia cautelare per Crescenzi che rimarrà in carcere. Il fermo di polizia giudiziaria, emesso la sera dopo l’omicidio, non è stato convalidato, ma la donna rimmarrà comunque in carcere con il dispostivo emesso dal Gip. La fermata è difesa dalle avvocate Anna Maria Anselmi e Maria Grazia Cappelli. 

Rischio di inquinamento delle prove

E’ una delle motivazioni per cui Giada Crescenzi, accusata di aver ucciso a coltellate la suocera Stefania Camboni in un villino a Fregene in provincia di Roma, resta in carcere nonostante il fermo di polizia giudiziaria non sia stato convalidato durante l’interrogatorio di garanzia che si è tenuto questa mattina al tribunale di Civitavecchia. La fermata è difesa dalle avvocate Anna Maria Anselmi e Maria Grazia Cappelli. 

Il legale della famiglia Camboni: “Si rafforza l’idea che possa essere lei la responsabile”

“La mancata risposta alle domande del Gip di Civitavecchia, rafforza la nostra convinzione cha la Crescenzi possa essere la responsabile. Stiamo organizzando una ricognizione con dei volontari su possibili cinque aree nella zona di Fregene, dove la donna possa essersi disfatta del telefonino della vittima, dell’arma del delitto delle chiavi della macchina e dei panni e dei guanti utilizzati per pulire il sangue dalla scena del crimine. Le aree le abbiamo individuate in base alle celle telefoniche che sono state impegnate dal cellulare di Stefania. Siamo a disposizione degli investigatori”. Così a LaPresse, il legale della famiglia Camboni, l’avvocato Massimiliano Gabrielli.

Oggi al tribunale di Civitavecchia, davanti al Gip, si è tenuto l’interrogatorio di garanzia di Giada Crescenzi, fermata con l’accusa di omicidio di Stefania Camboni, avvenuto nel villino a Fregene, in provincia di Roma. Il fermo di Giada Crescenzi non è stato convalidato ma il Gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Chi indaga segue anche la pista di un eventuale favoreggiatore vicino alla 31enne fermata, che potrebbe averla aiutata dopo l’omicidio a far sparire alcune prove. 

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