La band che ha cantato "Palestina Libera" replica alla alla Comunità di ebraica di Roma: "Per noi macabro è un mondo nel quale migliaia di bambini vengono ammazzati"

La musica e la politica tornano a braccetto al Concerto del Primo Maggio. Non solo per i sacrosanti diritti dei lavoratori ma anche per le polemiche sul sanguinoso conflitto a Gaza. Il caso dei Patagarri che hanno cantato “Palestina Libera” ha scatenato un putiferio di reazioni. Repliche e controrepliche.

La replica dei Patagarri

“Siamo esseri umani che non riescono a stare in silenzio di fronte alla morte e alla distruzione, musicisti che hanno imparato dalla musica a cercare quello che unisce e non quello che divide, a far funzionare un insieme composto da diversità. A chi ha definito la nostra esibizione macabra rispondiamo che per noi macabro è un mondo nel quale migliaia di bambini vengono ammazzati, gli ospedali bombardati, i civili sterminati. Un mondo nel quale chi chiede la pace viene accusato di creare divisioni e di generare odio antisemita”. Così i Patagarri, sul proprio account Instagram, replicano alla Comunità di ebraica di Roma.

 
 
 
 
 
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Il centrodestra attacca

Ma sul punto attacca il centrodestra, a cominciare da FdI, il partito della premier Giorgia Meloni: “Al concerto del Primo Maggio un gruppo sconosciuto prende ‘Haga Nagila’, una delle melodie più care al popolo ebraico, e pensa bene di sfregiarla, trasformando il testo in un canto ProPal. Il messaggio è purtroppo chiaro: eliminare usi, costumi e quindi la stessa esistenza del popolo ebraico tramite la causa palestinese. Nelle piazze della sinistra ormai si canta inneggiando letteralmente all’antisemitismo. Una vergogna assoluta. Solidarietà alla comunità ebraica. Che ne pensano Landini e i sindacati che organizzano la manifestazione?”. Lo scrive sui social il deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli.

I casi di Ghali e Dargen D’Amico

Questo non è certo il primo caso all’interno di una manifestazione musicale. Tra gli ultimi precedenti c’è Ghali sul palco del Festival di Sanremo 2024 che ha affrontato il tema del conflitto israelo-palestinese e Dargen D’Amico con il suo “Cessate il fuoco!”. Un conto sono gli eventi estemporanei, un altro i concerti organizzati sul tema, come quello di beneficenza per Gaza intitolato ‘Nessun Dorma’ con la presenza di diversi artisti. La politica nei concerti non è una novità.

L’aneddoto di Mogol

Mogol ospite di ‘Un giorno da pecora’ su RadioRai ha ricordato quando “a un certo punto sconsigliai pure a Battisti di esibirsi dal vivo, perché c’è stato un periodo in cui ai concerti insultavano tutti, il Paese era impazzito. E Battisti veniva contestato perché noi non facevamo politica e quindi eravamo automaticamente considerati fascisti”.

Oltre 200.000 persone al Concertone del Primo Maggio

Ma il Concerto del Primo Maggio – che registra un afflusso straordinario di oltre 200.000 presenze confermato dalla Questura di Roma – ha portato alla ribalta, oltre agli artisti, la tendenza ormai diffusa di cantare con l’autotune anche dal vivo e la conferma che i cantanti in voga oggi piacciono molto ai più giovani che da qualche anno hanno riscoperto la voglia matta di musica.

Al Bano e l’autotune

“Che cosa penso dei concerti in playback nei quali si canta con l’autotune? Beh, vogliamo la modernità e ce la stanno presentando. Non mi stupisco. Io non l’ho mai fatto ma sono nato in un’altra epoca in cui era doveroso essere se stessi e cantare con il dono di mamma natura”, ha commentato a LaPresse Al Bano che sui giovani la pensa così: “La musica è la migliore compagnia dell’essere umano, il 28 aprile al mio concerto vicino Crotone c’erano 10 mila persone, tra cui molte famiglie, dai 6 anni fino ai 70enni. Evviva”.

Anche in tv i giovani che hanno visto il Concertone sono in crescita: 18.6% degli spettatori in Total Audience sono Under 24. I social registrano numeri elevati con 1,5 milioni di interazioni e oltre 60 milioni di copertura mediatica complessiva sul topic con 50.000 contenuti generati.

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