Sospeso da due anni e mezzo per le sue posizioni su aborto, eutanasia, coppie gay
Don Giulio Mignani ha deciso di lasciare il sacerdozio. Lo ha comunicato lui stesso in una lettera al suo vescovo, monsignor Luigi Ernesto Palletti, responsabile della diocesi di La Spezia.
L’addio al sacerdozio di Giulio Mignani, i motivi
Mignani pubblica per intero sui suoi social la lettera inviata al vescovo. Una decisione, spiega lo stesso sacerdote, maturata nel corso della Quaresima avendo riscontrato, “anche personalmente, l’inesistenza di una Chiesa ‘madre’ che si interessa della vita dei suoi membri e di una Chiesa ‘famiglia’ aperta all’ascolto e al confronto fraterno”. “Ho avuto modo di approfondire – scrive ancora – non solo i temi che hanno motivato la mia sospensione, ma anche altri aspetti importanti che fanno parte della dottrina della Chiesa Cattolica“.
Sospeso ‘a divinis’ due anni e mezzo fa per le sue posizioni, don Giulio Mignani ha scelto dunque di uscire dalla Chiesa. L’ex parroco di Bonassola si era trovato in contrasto con la Curia a causa delle sue parole di apertura ai diritti delle coppie omosessuali, all’autodeterminazione delle donne sul proprio corpo, alla libera scelta sul fine vita.
Don Giulio Mignani, chi è il sacerdote attivista per i diritti
Don Giulio si era esposto come attivista per i diritti, partecipando anche ai Pride. Ora la decisione, comunicata anche ai fedeli via social. Il prete sostiene di sentirsi “a disagio e sempre più lontano rispetto alla maggior parte delle dottrine che vengono proposte dalla Chiesa”. Un disagio “sedimentato nel tempo” e che deriva “non solo dal modo con il quale la Chiesa affronta i temi legati alla teologia morale, quali i diritti della comunità lgbtqia+, l’eutanasia o l’aborto. Mi è in realtà di ostacolo tutto il sistema dottrinale, elaborato in tempi ormai lontani e mai seriamente rivisitato in chiave critica, alla luce dei saperi, della sensibilità e delle reali domande della contemporaneità”.
Don Giulio critica l’intero sistema basato sui dogmi, anche quelli più antichi e radicati, e sottolinea che “tutto ciò è perfettamente in linea con l’assurda e pericolosa convinzione della Chiesa Cattolica di possedere un rapporto privilegiato con la Verità“. Cosa che, a suo giudizio, ha determinato “il permanere di una situazione che costituisce un’offesa al buon senso e alla ragionevolezza delle persone, soprattutto in ragione del modo dogmatico e autoritario di trattare i temi”. Infine, il sacerdote si dice “non disposto a far tacere in me le esigenze della logica, della sana ragione, di un sentire compiutamente ‘umano’ e orientato alla com-passione”. “Ho così maturato la decisione – conclude, chiedendo anche la rinuncia al battesimo – di abbandonare non solo il sacerdozio ministeriale ma anche la mia stessa appartenenza alla Chiesa”.
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