“Quali sono i toni del governo lo sentite voi. Ogni volta che un giudice si esprime in termini diversi da quelle che sono le attese governative viene definito comunista. Io non parlerei di un conflitto, la magistratura non è avversaria di nessuno. Evidentemente c’è qualcuno che pensa che la magistratura invece di svolgere il suo ruolo di tutela e garanzia dei diritti, debba essere invece servente agli scopi del governo, alla stregua di quanto dev’essere invece un prefetto o un comandante dei carabinieri. Questa sorta di assimilazione è una deformazione dei rapporti istituzionali, perché è vero che il governo esprime la sovranità popolare, ma l’articolo 1 della sovranità popolare si esprime nelle forme e nei limiti che la stessa costituzione prevede”. Così a LaPresse il segretario di Magistratura Democratica, Stefano Musolino, a margine dell’evento organizzato in Campidoglio per celebrare i 60 anni dell’organizzazione, a cui ha preso parte anche il segretario nazionale della CGIL Maurizio Landini. “La magistratura, con tutti i limiti e le capacità che ha, prova a fare il suo dovere, che in questo momento e in questa materia è applicare la norma sovranazionale in maniera prevalente a quella nazionale”, ribadisce quindi Musolino, che individua in questo il “punto critico”, in quanto il governo ha fatto “un investimento simbolico importantissimo” sulla materia migratoria. Per questo motivo “esponenti politici di questo governo stanno giocando una battaglia mediatica che purtroppo vede la magistratura costretta in un agone nel quale la magistratura non vorrebbe e non potrebbe stare”. Infine, Musolino commenta anche il caso Pinelli: “Io mi auguro che il Colle fosse stato informato e che questa fosse un’iniziativa che si muove nel contesto istituzionale, così come è stata descritta. Se così non fosse è chiaro che questa vicenda esprimerebbe non soltanto una crisi nei rapporti istituzionali, ma un problema generale di come il vicepresidente interpreti il suo ruolo di tutore imparziale del CSM“.

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