Lo avrebbe raccontato la 28enne alla polizia spiegando che le erano stati offerti 10 milioni di pesos (circa 9mila euro). I due uomini sono stati fermati all'aeroporto di Buenos Aires

I due uomini italiani fermati all’aeroporto di Buenos Aires mentre stavano per tornare in Italia con una bambina nata con maternità surrogata avevano contattato la donna, madre naturale della piccola, tramite un gruppo Facebook. Lo avrebbe raccontato lei stessa alla polizia, spiegando che i due le hanno offerto 10 milioni di pesos (poco più di 9mila euro). Le hanno fatto diversi esami e le hanno detto che era idonea alla maternità surrogata. Lo riporta il quotidiano argentino La Nacion, che precisa che la donna ha affermato di aver avuto bisogno di soldi.

La giustizia ha elementi per sostenere che la 28enne lo ha fatto perché, come si legge nelle carte, ha una pessima situazione economica, non ha un lavoro, non ha finito la scuola e sta crescendo da sola una figlia minorenne. “È in una situazione di estrema vulnerabilità”, ha detto un funzionario che conosce il caso. La coppia, sempre stando al racconto della donna, l’ha iscritta a un piano Swiss Medical e le ha fatto firmare una serie di documenti che non ha compreso appieno. Ha raccontato che dopo sei mesi di gravidanza i due italiani le hanno pagato i sei milioni, che lei voleva usare per costruire una stanza nella casa di sua madre, ma che poi si è resa conto che quello che aveva ricevuto non era abbastanza.

Media: per la coppia era il terzo tentativo di partire con la bambina

Era il terzo tentativo di partire con la bambina nata da maternità surrogata quello della coppia di italiani che venerdì 25 ottobre è stata fermata all’aeroporto di Buenos Aires, pochi minuti prima di mezzanotte, quando il volo di Air France che intendevano prendere stava per partire per Parigi. Lo riporta il quotidiano argentino La Nacion. Secondo la ricostruzione riportata dal giornale, un campanello d’allarme si è attivato mercoledì al servizio immigrazione dopo che una giovane si è presentata con un uomo italiano all’Aeroparque, uno degli aeroporti di Buenos Aires, dicendo di volerlo autorizzare a viaggiare da solo con il loro bambino. Le autorità dell’ufficio immigrazione hanno notato, secondo fonti citate da La Nacion, che la madre era molto distante dalla neonata e che c’era una notevole distanza anche con l’uomo che si presentava come suo compagno. Quel giorno sono andati via senza completare la procedura, ma il giorno dopo, cioè giovedì, hanno fatto un altro tentativo all’aeroporto di Ezeiza: i documenti erano in regola perché entrambi erano indicati come genitori della bambina, ma la donna risultava domiciliata a Rosario mentre l’uomo, che viveva in Italia, aveva registrato un solo viaggio precedente in Argentina, ad agosto 2023, il che escludeva la possibilità di un concepimento naturale da parte della coppia. Il servizio immigrazione ha dunque contattato il Tribunale federale numero 1 di Lomas de Zamora, competente per l’aeroporto, e ha presentato una denuncia.

Aperta indagine per tre possibili reati

Sempre secondo quanto riporta La Nacion, il giudice Federico Villena ha inviato il caso al procuratore Sergio Mola, che ha chiesto l’apertura di un’indagine in sede penale per tre possibili reati: traffico di persone, vendita di bambini o appropriazione di minori. “In ogni caso, all’epoca nulla impediva a coloro che erano registrati come genitori della bambina di presentarsi davanti a un notaio per autorizzare la partenza dell’uomo con la bambina”, sottolinea il giornale, aggiungendo però che la strada che hanno scelto è stata un’altra: hanno deciso di fare un altro tentativo di partenza verso l’Europa, stavolta in quattro, cioè compresa la donna. 

Secondo fonti giudiziarie citate da La Nacion, era stato inizialmente prenotato un volo per mezzogiorno con Air Europa, ma alla fine il gruppo aveva optato per volo di Air France in partenza venerdì poco prima di mezzanotte. A quel punto, però, il servizio immigrazione aveva già lanciato un allarme e, quando l’aereo stava per decollare, il giudice ha anche firmato il divieto di espatrio. Dunque i quattro sono stati fermati nell’area pre-imbarco. 

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