Giuseppe Caminiti avrebbe ammesso di aver ucciso Fausto Borgioli, ex luogotenente dello storico boss Francis Turatello
Un nuovo arresto è scattato mercoledì pomeriggio per uno dei capi ultras dell’Inter. Il calabrese Giuseppe Caminiti, detto ‘Pino’, finito in manette lunedì nell’inchiesta sul tifo organizzato, è ritenuto dalla Procura di Milano anche “l’esecutore materiale” di un omicidio irrisolto da 32 anni: quello di Fausto Borgioli detto ‘Fabrizio’, luogotenente dello storico boss della mala milanese Francis Turatello, avvenuto nel 1992. I militari della guardia di finanza di Milano hanno eseguito la nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip nei confronti del 55enne, ritenuto vicino a esponenti di spicco della ‘ndrina degli Staccu di San Luca in provincia di Reggio Calabria e coinvolto nei business illeciti sulla gestione dei parcheggi del Meazza (in un’intercettazione si definisce “gli occhi” dell’azienda che li gestisce) anche grazie al suo ruolo di anello di congiunzione con il ‘direttivo’ della Curva interista. Le indagini del Gico e dello Scio della gdf hanno permesso di accertare il coinvolgimento di Caminiti nell’omicidio dell’ex appartenente alla banda criminale di Turatello, ucciso il 19 ottobre 1992 con 5 colpi d’arma da fuoco nei pressi dell’oratorio ‘Don Orione’, nel quartiere di Lorenteggio. Le indagini successive a quei fatti avevano già permesso all’epoca di individuare Caminiti come un sospettato (erano tre i soggetti calabresi vicini ad ambienti malavitosi e indagati per traffico di droga identificati dagli inquirenti come possibili responsabili dell’omicidio), ma gli elementi non erano stati sufficienti a sostenere l’accusa in aula.
Le intercettazioni di Caminiti
Sarebbe lo stesso Caminiti ad aver fornito agli investigatori i primi indizi su se stesso in un’intercettazione del 20 luglio 2020, captata nel corso dell’inchiesta ‘Doppia Curva’ della Dda sul tifo organizzato milanese. In quella occasione parla all’imprenditore per cui lavora, Gherardo Zaccagni – da lunedì ai domiciliari per corruzione fra privati sul business parcheggi di San Siro – e racconta del “danno” che ha fatto all’epoca. “Poi ti spiegherò la storia di ‘sta via qua un giorno … C’ha una storia importante fratello, mi ha sverginato a me sta zona qua“, afferma parlando di via Montegani, in zona Chiesa Rossa-Abbiategrasso. Passano dei mesi e il successivo 27 gennaio 2021, in un’ambientale a bordo di un’auto, il leader della Nord avrebbe ammesso di aver commesso l’omicidio dell’uomo del boss Turatello (il criminale, detto ‘faccia d’angelo’, già testimone di nozze di Renato Vallanzasca, che era stato sventrato e ucciso in carcere a Nuoro 11 anni prima, il 17 agosto 1981). L’intera “conversazione”, si legge agli atti dei pm Paolo Storari e Sara Ombra con l’aggiunto Alessandro Dolci, avrebbe fornito “elementi decisivi ed inoppugnabili” alla “certa individuazione” delle modalità con cui è stato ucciso Fausto Borgioli oltre 30 anni fa.
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