Nella chiesa di San Domenico Savio tre bare bianche e la bandiera dei 4 mori su quella del bimbo. Poco prima l'ultimo saluto al vicino Paolo Sanna
Tre bare bianche ricoperte di fiori bianchi e rose rosse, al centro quella di Giusi Massetti, ai lati quelle dei figli Martina di 25 anni e Francesco di 10: la sua è coperta dalla bandiera dei 4 Mori. Scoppia di gente la chiesa di San Domenico Savio a Nuoro per l’ultimo saluto alle vittime della strage messa in atto mercoledì mattina da Roberto Gleboni, 52enne operaio forestale, che ha sterminato la famiglia per poi suicidarsi.
Lacrime e tanta commozione ai funerali della 43enne e dei suoi figli, mentre il terzo, 14 anni, è sopravvissuto alla follia omicida del padre. In prima fila, i compagni della 5° B di Francesco, tanta gente è arrivata prima per poter entrare nella chiesa gremita, tantissimi sono rimasti fuori.
“Il paradiso ha le porte aperte per gli innocenti e per quelli che si pentono”, ha detto il parroco don Stefano Saba, che presiede la cerimonia concelebrata con una decina di sacerdoti. Durante la cerimonia funebre, un pensiero anche per l’assassino, seppellito dopo una breve cerimonia blindata al cimitero comunale nelle preghiere dei fedeli. “Per il nostro fratello Roberto, Dio l’accolga dove non c’è più ansia, nella pace e nell’amore”.
I funerali del vicino Paolo Sanna
Sempre oggi una folla commossa ha partecipato a Nuoro ai funerali di Paolo Sanna, 69 anni, il vicino di casa della famiglia Gleboni ucciso dal 52enne operaio forestale. Accanto alla bara, il gonfalone della città, che oggi è in lutto. Paolo Sanna è stato ucciso per puro caso, perché ha incrociato Gleboni sul pianerottolo di casa, armato, alle 7 del mattino, mentre stava controllando il contatore della luce saltata per un temporale. I familiari hanno acconsentito alla donazione degli organi. Amatissimo e benvoluto in città, Sanna faceva parte di un coro e lascia moglie e due figlie. “Paolo ha amato la sua sposa, le sue figlie, i generi, amici, il suo lavoro, cantare. E noi umanamente ci chiediamo: perché la morte? Ma tu, Signore, che sei oltre la morte accoglilo per quell’amore di cui è stato capace”, ha detto nell’omelia don Giovanni Maria Chessa. “Signore, non permettere che sia un evento che da domani mattina archiviamo: ti affidiamo l’anima del nostro fratello Paolo che tante volte ha cantato per la Beata Vergine Maria”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata