La notizia della sua scomparsa è stata comunicata dal Comune di Vigonovo

 
Bruno Zanin, l’attore celebre per il ruolo di Titta nel film “Amarcord” di Federico Fellini, è morto all’età di 73 anni. Zanin viveva ormai da più di dieci anni in una baita nei boschi a Vanzone con San Carlo, piccolo centro piemontese delle Alpi alle pendici del monte Rosa, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola. La notizia della sua scomparsa è stata comunicata dal Comune di Vigonovo (Venezia), dove “Titta” era nato il 9 aprile 1951.
 
“Ricordiamo Bruno Zanin, un artista vigonovese che ha declinato la sua sensibilità in diverse arti comunicative con passione e singolare spontaneità. Espressivo e profondo sia nel ruolo di attore che di conduttore. Desideriamo sottolineare il suo impegno umanitario come tratto di una  vita vissuta nella ricerca di una soddisfazione umana che non si è esaurita nell’ambizione della fama”, ha dichiarato il sindaco Luca Martello.

Bruno Zanin: la carriera

La carriera di Zanin comincia per caso, quando un giorno, nel 1973, accompagna un amico a Cinecittà che doveva fare una comparsa. Qui viene notato da Fellini, che lo sceglie subito per il ruolo di Titta nel film Amarcord, pellicola che conquista l’Oscar come miglior opera straniera. Dopo quest’esperienza, che lo rende celebre, Zanin viene scelto da Luca Ronconi e poi da Giorgio Strehler per interpretare a teatro le opere di Carlo Goldoni. Sul palcoscenico, lavora anche con Marco Sciaccaluga, Gianfranco De Bosio, Sandro Sequi e Alfredo Arias.

Per quanto riguarda il cinema, invece, Zanin recita in “Un uomo, una città” (1974) di Romolo  Guerrieri, “La prova d’amore” (1974) di Tiziano Longo, “La prima  volta, sull’erba” (1975) di Gianluigi Calderone, “La polizia ha le  mani legate” (1975) di Luciano Ercoli, “La padrona è servita” (1976)  di Mario Lanfranchi, “L’Agnese va a morire” (1976) di Giuliano Montaldo, “La borgata dei sogni” (1978) di Daniele Pettinari, “Il buon soldato” (1982) di Franco Brusati. 

Nel 1992, Zanin abbandona il mondo dello spettacolo e per tre anni diventa corrispondente di guerra per Radio Vaticana in Bosnia Erzegovina e, contemporaneamente, responsabile della Ong Emmaus Internazionale dell’Abbé Pierre. Ritornato in Italia al termine della guerra civile nella ex Jugoslavia, si dedica alla scrittura e nel 2007 pubblica il suo primo romanzo “Nessuno dovrà saperlo”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata