In occasione del 160° anniversario dell'organizzazione, LaPresse ha intervistato Rosario Valastro per fare il punto sul conflitto in corso nella Striscia, a seguito dell’attacco che ha colpito gli uffici del comitato internazionale

È tempo di celebrazioni per la Croce Rossa italiana, che proprio in questi giorni festeggia il 160° anniversario della sua nascita. Per l’occasione anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto rendere omaggio all’organizzazione umanitaria, recandosi personalmente a Solferino per accendere la fiaccolata celebrativa. Nello stesso giorno in cui Mattarella incontrava i circa 3mila volontari presenti ai festeggiamenti, alcuni uffici del comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC) di Gaza venivano colpiti da un bombardamento aereo, causando la morte di oltre 20 persone tra gli sfollati che circondano le strutture.

LaPresse ha quindi intervistato il presidente della Croce Rossa italiana, Rosario Valastro, chiedendogli un commento proprio sullo stato del conflitto a Gaza: “I limiti li abbiamo superati da un po’. Vedere attaccata una postazione della Croce Rossa ci dà il senso di come la misura sia stata oltrepassata in maniera molto pericolosa”. Segue subito un riferimento all’anniversario in corso, attraverso cui Valastro chiarisce un punto per lui insindacabile: “Nel centosessantesimo anniversario della firma della prima convenzione di Ginevra noi abbiamo assistito, e continuiamo ad assistere, all’annichilimento di quelle garanzie umanitarie che per 160 anni sono state un dato acquisito. Ovvero che anche la guerra ha delle regole e che la popolazione civile non è mai parte del conflitto, né un target, così come non lo sono i soccorritori, i luoghi di cura, i monumenti o le scuole”. “Avere azzerato tutto questo patrimonio, anche il patrimonio giuridico, un patrimonio di civiltà, significa che nessuno è sicuro più in nessun luogo. Nessuno potrà più aiutare perché non ci sono più le condizioni di sicurezza”. La riflessione di Valastro si allarga quindi anche sul piano militare: “Anche sotto il profilo militare – spiega – un attacco come quello di ieri non dà nessun vantaggio. Qual è stato l’obiettivo militare? Qual è stato il vantaggio, se non quello di aver causato soltanto ulteriori sofferenze?”. Il presidente chiarisce anche che non è una questione di parte e che altrettanto condannabili sono anche chi si nasconde dietro un obiettivo civile per costruire delle postazioni militari: “Ovviamente non è il caso di specie – sottolinea – perché gli uffici della Croce Rossa Internazionale non hanno armi. Ma si è perso il senso e questo è grave”.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Castiglione delle Stiviere in occasione della cerimonia dei 160° anniversario della Croce Rossa Italiana
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Castiglione delle Stiviere in occasione della cerimonia dei 160° anniversario della Croce Rossa Italiana

La domanda successiva riguarda allora le condizioni in cui sono costretti a operare i soccorritori a Gaza: “Operiamo in condizioni veramente mai viste in quest’ultimo secolo, mai viste”, ribadisce il presidente, che poi aggiunge: “Le condizioni sono terribili sia sotto il profilo della gestione delle proprie emozioni – spiega Valastro, raccontando anche esempi di telefonate in cui vengono messi al corrente di colleghi finiti sotto le macerie per via di un attacco aereo – sia nelle difficoltà di portare gli aiuti”, perché quando “non è garantita l’incolumità degli operatori, è difficile anche solo organizzare gli aiuti stessi” racconta. Il riferimento, qui, è alle condizioni in cui versano soprattutto le consorelle israeliana e palestinese della Croce Rossa, rispettivamente la Magen David Amon e la Mezzaluna Rossa, laddove la prima “ha perso dei soccorritori che guidavano le ambulanze”, mentre la seconda nel corso del conflitto già “ha pagato un prezzo inaudito”. Il quadro dipinto da Valastro porta quindi a chiedere una domanda ormai di rito quando si tratta della questione mediorientale, ovvero se quello a cui stiamo assistendo a Gaza possa essere considerato o meno un genocidio: “Sulla qualificazione giuridica del fenomeno lasciamo la decisione alla Corte penale internazionale, perché la Croce Rossa non ha né gli strumenti né la mission per esprimere una sua posizione in merito”, afferma prima di entrare nel dettaglio: “Noi nasciamo per aiutare tutti in tutte le circostanze, non per giudicare – continua Valastro – ma notiamo che c’è una situazione in cui il 75% della popolazione palestinese è sfollata”. Questo, secondo il presidente, è “una cosa inaccettabile sul piano della popolazione civile, che non fa parte del conflitto”.

Al di là delle definizioni giuridiche resta dunque la condizione reale di ciò che sta accadendo, che per Valastro necessita l’impegno concreto dei governi e delle diplomazie nella ricerca di una risoluzione: “Ad oggi servirebbero due cose. Innanzitutto sbloccare più aiuti, perché senza sussistenza non discutiamo di nulla. In questo senso noi operiamo in ausilio con la Farnesina attraverso il progetto ‘Food for Gaza’, facendo arrivare anche materiali che garantiscano il supporto sanitario alla popolazione”. Oltre a questo, poi, è necessario “dare fiducia alle diplomazie. Le diplomazie degli stati, soprattutto quelli coinvolti direttamente nel conflitto, devono continuare a parlarsi. Senza che ciò avvenga – chiosa il presidente – rischiamo ogni giorno un’escandescenza, proprio come dimostra l’ultimo attacco”.

Esaurito il tema del conflitto in Medioriente con quest’ultimo appello, in conclusione la conversazione vira sull’importanza di festeggiare questo anniversario, omaggiato dalla presenza dal capo dello Stato: “La visita del presidente Mattarella è chiaramente una gemma dal valore inestimabile che ha impreziosito in maniera definitiva quello che per noi non è solo un anniversario, ma un appuntamento”. Proprio su quest’ultimo punto insiste Valastro: “Celebrare l’anniversario non vuol dire adorare il passato, ma lanciare uno sguardo al futuro”, rifacendosi a un esempio particolarmente evocativo: “Al museo internazionale di Castiglione delle Stiviere sono esposte, tra le varie cose, anche le prime ambulanze a motore. In particolare, ce ne è una della Croce Rossa di Codogno di fine Ottocento. Guardandola oggi noi vedremmo un’ambulanza ad altissimo contenimento, esattamente come quelle che sono state utilizzate per il Covid in prima battuta proprio a Codogno”, ricorda il presidente, che quindi spiega: “L’evoluzione della tecnologia delle forme di aiuto ci consente di vedere questo anniversario come uno sprone, un rinnovato impegno a procedere verso il futuro in quelle che sono le nuove vulnerabilità”. Si vanno così a definire le nuove priorità che nei prossimi anni dovrà prefiggersi la Croce Rossa: la risposta alla solitudine, un’emergenza sempre più stringente negli anni del post-Covid, la necessità di un’assistenza sanitaria di prossimità e di una presenza attiva nelle scuole, ma anche la capacità di rispondere ai nuovi disastri causati dai cambiamenti climatici e non solo.

A tutte queste nuove richieste si risponderà attraverso una nuova concezione anche dell’idea stessa di volontariato, che secondo Valastro sta diventando sempre più “più occasionale, a spot, ma non per questo meno valida”, in quanto capace di creare nuovi volontari intenzionati a “formarsi e mettersi a disposizione ove e quando viene richiesto”.
Le conclusioni del presidente della Croce Rossa sono quindi un monito per il ruolo che la sua organizzazione dovrà ricoprire negli anni a venire, rimanendo fedeli alla mission e ai principi fondativi tornando “nei luoghi del passato per aver motivazione e ispirazione”, ma allo stesso tempo costruendo una nuova consapevolezza che tenga conto di quanto “con le nuove sfide del futuro o ci si adatta alle vulnerabilità che nascono in quel preciso momento in quel luogo, o si rischia di fare un intervento stantio e non efficace”.

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