La statunitense il 6 novembre del 2007 accusò Patrick Lumumba di avere ucciso la giovane studentessa britannica

Al via davanti alla Corte d’assise d’appello di Firenze il processo nel corso del quale i giudici saranno chiamati a decidere per la seconda volta se la statunitense Amanda Knox il 6 novembre del 2007, poco dopo l’assassinio a Perugia della giovane studentessa britannica Meredith Kercher, che avvenne la sera del primo novembre, calunniò o meno Patrick Lumumba accusandolo di avere ucciso Meredith. La Knox oggi non è in aula perché ha deciso di rimanere negli Stati Uniti, a Seattle dove risiede.

Per il reato di calunnia la Knox venne condannata dalla Corte d’appello di Firenze a tre anni di reclusione, comunque già scontati durante la carcerazione preventiva per l’omicidio di Meredith, accusa per la quale è stata definitivamente assolta insieme a Raffaele Sollecito, suo fidanzato dell’epoca. Per l’omicidio della giovane studentessa britannica l’unico ad essere condannato a 16 anni di carcere con rito abbreviato fu Rudy Guede. Lumumba, invece, in quella prima fase dell’indagine rimase in carcere per 14 giorni prima di essere scagionato.

Adesso i difensori di Amanda, gli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luca Lupari Donati, puntano all’assoluzione della loro assistita anche per il reato di calunnia. Il nuovo appello viene celebrato perché la Cassazione, accogliendo il ricorso presentato dai legali della Knox, ha revocato e annullato le sentenze con le quali la scrittrice statunitense era stata condannata per avere coinvolto Lumumba.

La decisione della Cassazione si basa sull’articolo 628 bis del codice di procedura penale che prevede la possibilità di chiedere che vengano eliminati “gli effetti pregiudizievoli” derivanti da una violazione che sia stata accertata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo: in questo caso sarebbe stato violato il diritto all’assistenza difensiva e linguistica perché ad Amanda, nonostante fosse già una sospettata, non venne chiamato un avvocato e non venne adeguatamente assistita nel redigere il memoriale che scrisse in questura la sera del 6 novembre. La Suprema Corte ha quindi disposto il “rinvio per un nuovo esame sul punto”.

Pg: “Confermare condanna Knox per calunnia” 

Confermare la condanna a 3 anni di reclusione per Amanda Knox accusata del reato di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, per averlo indicato come il possibile assassino della studentessa britannica Meredith Kercher, uccisa a Perugia il primo novembre del 2007. È questa la richiesta formulata alla Corte d’assise d’appello di Firenze dal procuratore generale Ettore Squillace Greco nel corso del nuovo procedimento d’appello, dopo che la difesa di Knox ha ottenuto dalla Cassazione l’annullamento della sentenza precedente e un rinvio per presunte violazioni che la donna avrebbe subìto al suo diritto ad avere un’adeguata assistenza difensiva e linguistica nel redigere il memoriale con il quale indicava agli inquirenti Lumumba, all’epoca suo datore di lavoro in un pub perugino, come possibile colpevole del delitto.

Knox, oggi non presente in aula così come Lumumba, scrisse il memoriale il 6 novembre prima di essere trasferita in carcere perché accusata a sua volta dell’omicidio di Kercher. Accusa per la quale è stata definitivamente assolta insieme al suo fidanzato dell’epoca Raffaele sollecito. Per l’omicidio della studentessa britannica l’unico condannato 16 anni in rito abbreviato è stato Rudy Guede. Patrick Lumumba, invece, venne definitivamente scagionato dopo aver trascorso in carcere 14 giorni. Secondo il procuratore generale, Knox sarebbe stata “consapevole dell’innocenza di Lumumba” e “consapevole di fare agli inquirenti il nome di una persona che non c’entrava nulla con l’omicidio”. 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata