Nell'arco della propria vita fertile si spendono quasi 11mila euro

Essere donna costa caro, circa 300 euro all’anno, quasi 11mila nell’arco della propria vita fertile. Tra assorbenti e pillola anticoncezionale, è questa infatti la cifra che tendenzialmente la maggior parte delle donne spende in più rispetto ad un uomo.

Per verificarlo basta fare i conti. Partendo dagli assorbenti e calcolando un prezzo medio di quattro euro (dalle marche più economiche da circa 1 euro a quelle più costose fino a otto euro), per l’acquisto di almeno due pacchi da 14 pezzi ad ogni ciclo mestruale, una donna ‘investe’ otto euro al mese per un totale di circa 96 euro l’anno. Sul fronte anticoncezionale, la pillola ha un costo che, sempre a seconda delle marche, oscilla tra i 10 e i 18 euro (contro i 6 euro del preservativo). Facendo una media, le donne che non vogliono avere figli spendono 15 euro al mese, 180 euro all’anno. La somma di queste due voci è di 276 euro. Se si proiettano questi numeri sull’età fertile di una donna – circa 38 anni – la spesa complessiva tra igiene e controllo della nascita ammonta a 10.488 euro.

Gli altri Paesi

Negli anni, l’Italia aveva cercato di fare passi in avanti su questo fronte, per raggiungere Paesi pionieri come il Lussemburgo, con l’Iva record sugli assorbenti al 3%, o la Scozia, che nel 2020 ha deciso di fornirli gratuitamente, o ancora il Portogallo, dove la pillola è gratuita per tutte (mentre in altri Paesi come Francia, Olanda e Svezia lo è per alcune categorie di persone).

L’aliquota al 10%

Da un lato, l’esecutivo Draghi – anche sulla scia delle recenti direttive Ue – aveva ridotto l’aliquota sui prodotti di igiene femminile dal 22% al 10%, portata poi al 5% dal governo Meloni, che però l’ha riportata al 10% nell’ultima legge di bilancio, gettandosi addosso un’ondata di polemiche. Dall’altro, la strategia approntata a novembre 2023 dall’Aifa sulla gratuità dei farmaci anti-gravidanza, rivolta però alle sole giovanissime under 26 (e attualmente ancora ‘in cantiere’). Intanto, l’Italia, nell’edizione 2024 dell’Atlante delle politiche contraccettive in Europa del Forum parlamentare europeo per i diritti sessuali e riproduttivi (Epf), si colloca al di sotto a metà della classifica, con un ranking del 57,3% che la mette al 25esimo posto su 47 Paesi esaminati, tra cui spiccano Lussemburgo, Regno Unito, Francia e Belgio, seguiti da Irlanda e Slovenia.

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