Chiara e suo padre lasciano l'aula quando prende la parola Alessandro Impagnatiello. Sui social scrive: "Meriti di svegliarti ogni giorno in galera"

“Puoi chiedere scusa se per errore hai urtato lo specchietto della mia auto. Non puoi chiedere scusa se hai avvelenato e ucciso mia sorella e mio nipote, prendendoci in giro e deridendone la sua figura. Non hai diritto a pronunciare, invocare o pensare a Giulia e Thiago. Dopo averli uccisi barbaramente meriti di svegliarti ogni giorno in galera ripensando a ciò che hai fatto e provando ribrezzo per te stesso” scrive Chiara Tramontano su Instagram, commentando le dichiarazioni spontanee di Alessandro Impagnatiello.

In aula c’è stato il primo faccia a faccia fra Alessandro Impagnatiello e la famiglia della fidanzata uccisa con 37 coltellate, Giulia Tramontano, incinta al settimo mese di gravidanza. “Sono sconvolto e perso – dice l’ex barman 31enne, interrotto da lacrime e singhiozzi – Anche se sono qui non vuol dire che sono vivo. Ho distrutto la vita di Giulia e del figlio che aspettavamo“. Franco e Chiara Tramontano, padre e sorella della vittima, hanno abbandonato la Corte d’assise di Milano. 

Rispondono fuori dal tribunale: “Non hai diritto a pronunciare, invocare o pensare a Giulia e Thiago – tuona la sorella – Dopo averli uccisi barbaramente meriti di svegliarti ogni giorno in galera ripensando a ciò che hai fatto e provando ribrezzo per te stesso“. È il primo atto del processo per il femminicidio di Senago del 27 maggio 2023. Impagnatiello è accusato di omicidio volontario pluriaggravato dai futili motivi, per averlo commesso nei confronti della convivente con crudeltà e premeditazione (per mesi avrebbe somministrato veleno per topi alla fidanzata in quantità crescenti e tali da raggiungere il feto oltrepassando la placenta) oltre ai reati di occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non volontaria. Rischia l’ergastolo.

Ha reso dichiarazioni spontanee davanti alla Corte composta dalla presidente Antonella Bertoja, la giudice a latere Sofia Fioretta e 6 giudici popolari: “Ogni sera mi addormento sperando di non svegliarmi più al mattino. Sto sentendo cosa significa perdere un figlio”. Si dice “sconvolto” e “perso”. “Inspiegabile” quanto accaduto dopo le 19.05 di quel sabato sera nella casa di via Novella a Senago, in provincia di Milano, dove conviveva con l’agente immobiliare originaria di Sant’Antimo, nel Napoletano. 

La richiesta della famiglia Tramontano di costituirsi come parte civile viene accolta. Negate invece le possibilità di partecipare al processo per il Comune di Senago, rappresentato dall’ex pm Antonio Ingroia, perché il danno “d’immagine” più “che dal delitto in sé” sarebbe stato provocato “dall’esposizione mediatica” e alle associazioni ‘Penelope’ e ‘Polis’. Già fissate altre tre udienze: 12 febbraio, 7 e 21 marzo. Verrà sentita come testimone la 23enne italo-inglese collega e ‘amante’ di Impagnatiello che, poche ore prima dell’omicidio, incontrò Giulia Tramontano per raccontarle la verità sulla loro relazione. La sera del delitto chattò con lei notando che i “messaggi” diventavano “strani” dopo le 20.30 (orario compatibile con la morte). Quando a tarda notte Impagnatiello si presenta a casa sua “agitato” e “sudato” non gli apre la porta per “paura”. Il 31enne gli dice che Giulia è “bipolare – raccontò la ragazza agli investigatori – e che credeva fosse lui il padre del bambino ma non era così“. Anche lei racconterà la ‘sua’ verità a processo per capire se il 31enne di Sesto San Giovanni progettasse da mesi di uccidere la compagna 

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