Il caso ora si riapre dopo il sì alla revisione del processo nei confronti di Olindo Romano e Rosa Bazzi
Si riapre il caso della strage di Erba dopo il sì della Corte d’Appello di Brescia alla revisione del processo che ha portato alla condanna definitiva all’ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi. I due coniugi sono stati ritenuti responsabili in Cassazione dell’omicidio, l’11 dicembre 2006, della loro vicina di casa Raffaella Castagna, del figlio di lei di soli 2 anni Youssef Marzouk, della madre della donna Paola Galli e di un’ulteriore vicina di casa, Valeria Cherubini. È stata accolta la richiesta di revisione dell’avvocato Fabio Schembri, difensore della coppia, e del sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser. La prima udienza è in calendario per il prossimo primo marzo.
Dubbi sul supertestimone Mario Frigerio
Gli elementi su cui si basa la richiesta di revisione mettono in dubbio le dichiarazioni del principale testimone dell’accusa, Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage: secondo i legali, la versione da lui fornita in dibattimento contrasterebbe con quanto dichiarato dallo stesso quando è stato sentito dagli inquirenti in ospedale nell’immediatezza dei fatti. Frigerio è poi morto nel settembre 2014, a 8 anni dalla strage. Inoltre, si chiede di sentire un testimone mai ascoltato dagli inquirenti, Abdi Kais.
La strage e le indagini
Ma cosa è successo quella sera dell’11 dicembre 2006? Tutto inizia quando scoppia un incendio in una corte di un condominio a Erba. I vicini sul pianerottolo dell’appartamento in fiamme trovano un uomo ferito, Mario Frigerio: è in gravi condizioni ma è vivo, e si salverà grazie a una malformazione della carotide. Spente le fiamme, i vigili del fuoco trovano tre cadaveri: quelli di Castagna, Galli e del piccolo Youssef, mentre nell’appartamento al piano superiore c’è la quarta vittima, Valeria Cherubini, moglie di Frigerio. All’inizio le indagini indagini si concentrano su Azouz Marzouk, marito di Raffaella e padre di Youssef, ma l’uomo al momento della strage si trovava in Tunisia, e viene dunque scagionato.
Le prove a carico di Olindo e Rosa
Ben presto, però, a passare sotto la lente degli inquirenti è una coppia di vicini di casa delle vittime: Olindo Romano e Rosa Bazzi. I due sembrano essere indifferenti alla strage, hanno ferite alle mani e presentano degli alibi agli inquirenti senza che vengano loro richiesti. Quando poi, negli accertamenti sull’auto di Olindo, viene trovata una traccia di sangue di Valeria Cherubini, la coppia viene arrestata. E si scopre che i due avevano già litigato più volte con la famiglia di Raffaella Castagna. I due, in interrogatori separati, confessano infine la loro colpevolezza, ma la ritratteranno sostenendo che sia stata estorta dagli inquirenti. A inchiodarli contribuisce poi anche la testimonianza di Frigerio, che dice di averli riconosciuti quella sera di dicembre.
Il processo e la condanna
Il processo nei confronti di Romano e Bazzi si apre a gennaio 2008, e in aula Frigerio testimonia contro la coppia. Il 26 novembre la condanna: per entrambi ergastolo con tre anni di isolamento diurno. Il verdetto viene confermato anche in appello il 20 aprile 2010 e la sentenza diventa definitiva in Cassazione il 3 maggio 2011. Oggi però, 13 anni dopo, potrebbe non essere stata detta l’ultima parola sul caso.
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