Il giovane architetto fu rapito a 26 anni dall'Anonima sequestri a Cesano Boscone
Fiorenza Rancilio, la donna di 73 anni trovata morta nel suo appartamento in centro a Milano con una profonda ferita alla testa e sul cui decesso gli inquirenti non escludono l’omicidio, era un’immobiliarista e la sorella di Augusto Rancilio, architetto che a 26 anni, la mattina del 2 ottobre 1978, fu rapito dall’Anonima sequestri a Cesano Boscone (Mi). Secondo le cronache dell’epoca, al momento del rapimento il giovane si trovava davanti a uno dei cantieri del padre, il ricco costruttore italo-francese Gervaso Rancilio. I due furono circondati da un commando di 8 persone: il giovane fu caricato su un furgone e di lui non si seppe più nulla. Su Augusto si stese un vero velo di silenzio fino ai primi anni Novanta, quando il boss calabrese Saverio Morabito cominciò a collaborare con la magistratura, spiegando i legami fra ‘ndrangheta calabrese e mafia siciliana, svelando i retroscena di omicidi, sequestri e rapine avvenuti nel territorio nei decenni precedenti e permettendo tra l’altro l’arresto della maggior parte dei membri della banda. Secondo la ricostruzione, Augusto morì durante un tentativo di fuga, i resti del suo corpo però non vennero mai ritrovati. Alla sua memoria nel 1983 fu intitolata una fondazione culturale senza scopo di lucro, per anni presieduta proprio dalla sorella Fiorenza. “Accanto alle sue originarie finalità di studio e ricerca nei campi dell’Architettura, Design e Urbanistica – con particolare attenzione ai giovani e al loro inserimento nel mondo del lavoro – Far promuove oggi la tutela e valorizzazione della sua sede istituzionale, Villa Arconati-Far a Bollate, villa di delizia del ‘600 immersa nel verde alle porte di Milano”, si legge sul sito istituzionale dell’ente.
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