Marco Vizzardelli, giornalista 65enne storico loggionista: "L'irritazione di Salvini? Un onore". Il Pd: "Identificateci tutti"

E’ Marco Vizzardelli, giornalista 65enne che si occupa di equitazione ed è un habitué della Scala, l’uomo identificato ieri sera dopo aver urlato ‘Viva l’Italia antifascista’ dal loggione dopo l’inno di Mameli, poco prima dell’inizio della Prima della Scala del ‘Don Carlo’ di Giuseppe Verdi. “Me lo sono sentito dentro. Direi che lo rifarei, senza dubbio”, ha detto il giornalista a LaPresse  “Durante il primo atto – racconta – sono stato avvicinato da un agente in borghese. Era buio, mi sono girato e sono trasalito un attimo, mi ha detto di stare tranquillo. Finito il primo atto, mi ha chiesto le generalità tirando fuori il distintivo. Io ho detto: ‘Scusi, ma perché? E me ne sono andato’. Sono arrivati in quattro durante l’intervallo: ‘Siamo della Digos e vorremmo le sue generalità’. E io: ‘Mi sembra un po’ strano’. Loro mi hanno risposto: ‘Purtroppo, se gliele chiediamo, è tenuto a darcele’. Io l’ho buttata in ridere e ho detto: ‘Se avessi detto ‘viva l’Italia fascista’ giustamente mi avreste legato e portato via’. A questo punto si sono messi a ridere e poi hanno detto: ‘Siamo perfettamente d’accordo con lei, ma abbiamo dovuto chiederle le generalità’. Ed è finita lì, ma intanto era successo”. Vizzardelli poi aggiunge: “Perché l’ho fatto? Proprio molto spontaneamente, un segnale mio che mi sono sentito dentro di dire davanti a queste persone: ‘Viva l’Italia antifascista’. Basta, tutto qui. Me lo sono sentito dentro. Direi che lo rifarei, senza dubbio. Qualcuna delle reazioni me lo conferma”. Alla domanda se si riferisse alle parole del vicepremier leghista, Matteo Salvini, che ieri sera ha commentato: “Chi urla alla Scala è nel posto sbagliato”, risponde: “Che onore! Direi che ha fatto meglio” Ignazio La Russa “che ha detto: ‘Non ho sentito niente’. Sono un po’ sbalordito che abbia una risonanza mediatica una frase lapalissiana. Siamo in un Paese antifascista, la frase è costituzionale”.

Pd: “Viva l’Italia antifascista, ora identificateci tutti”

Dopo la notizia dell’identificazione dell’uomo da parte delle forze dell’ordine, il Partito democratico è intervenuto su X, dove viene postato un cartello con le parole gridate ieri da Vizzardelli: “Viva L’Italia antifascista. Continueremo a gridarlo, ovunque. Anche se non piace a Salvini. E adesso identificateci tutte e tutti”. 

 Questura: identificazione non determinata da frase antifascista

L’identificazione dei due spettatori presenti in galleria, avvenuta durante la ‘Prima’ del Teatro alla Scala, è stata effettuata come “ordinaria modalità di controllo preventivo per garantire la sicurezza della rappresentazione” e “l’iniziativa non è stata assolutamente determinata dal contenuto della frase pronunciata”. Lo fa sapere la Questura di Milano sul ‘caso’ di Marco Vizzardelli, il giornalista 65enne frequentatore assiduo della Scala e autore giovedì sera del grido “Viva l’Italia antifascista” dal loggione del Teatro milanese dopo l’inno di Mameli, e che durante il primo atto del ‘Don Carlo’ è stato avvicinato da agenti della Digos che gli hanno chiesto le generalità. L’identificazione – fa sapere la Questura – sarebbe avvenuta tenendo conto delle “particolari circostanze, considerate le manifestazioni di dissenso poste in essere nel pomeriggio in città e la diretta televisiva dell’evento che avrebbe potuto essere di stimolo per iniziative finalizzate a turbarne il regolare svolgimento”. “La conoscenza dell’identità delle persone ha consentito, infatti, di poter ritenere con certezza l’assenza di alcun rischio per l’evento”, conclude.

Secondo fonti della Polizia di Stato sentite da LaPresse il solo urlo alla Prima della Scala, a prescindere dal contenuto, avrebbe rappresentato “un fatto anomalo” in quel contesto e l‘identificazione dell’autore è in linea con i protocolli che guidano i “dispositivi di sicurezza” durante gli eventi pubblici che prevedono la presenza di autorità e istituzioni. Lo stesso urlo – spiegano le fonti – pronunciato alla Festa della Liberazione del 25 aprile o durante una manifestazione sarebbe ritenuto ordinario e non darebbe adito a identificazioni d’iniziativa da parte degli agenti che giovedì sera sono stati impegnati in numerose attività di prevenzione le quali, per la loro stessa natura, non diventano oggetto di dibattito pubblico o sulla stampa.

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