L'attività di polizia giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Biella è in corso dalle prime ore di questa mattina

Cinquantasei misure cautelari in tutta Italia nell’ambito di un’inchiesta che ha coinvolto il carcere di Biella. L’attività di polizia giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Biella è in corso dalle prime ore di questa mattina. L’attività, frutto dell’indagine della locale squadra mobile con il coordinamento della Procura, interessa diversi Comuni tra Piemonte, Lombardia e altre Regioni.

Secondo quanto si apprende, l’inchiesta che riguarderebbe questioni legate al traffico di stupefacenti. Sarebbero coinvolti alcuni detenuti e nei giorni scorsi ci sarebbe stata una perquisizione legata a un agente di polizia penitenziaria. Secondo quanto riferiscono fonti informate, l’inchiesta non sarebbe collegata a quella sui presunti pestaggi in carcere del 2022. 

Negli ultimi anni diverse inchieste hanno riguardato il carcere di Biella. Nel 2022 vennero sospesi 23 agenti di polizia penitenziaria, accusati di torture e pestaggi all’interno della casa circondariale. In passato un agente era stato anche trovato in possesso di sostanze stupefacenti. Negli anni diverse anche le notizie di telefoni cellulari trovati all’interno delle mura del carcere biellese.

Delmastro: “Se accuse confermate saremo inflessibili”

“Saremo inflessibili qualora il quadro accusatorio sia supportato da un compendio probatorio e indiziario di spessore”. Lo ha detto Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, in merito all’inchiesta che ha portato a 56 misure cautelari in tutta Italia per traffico di droga.”Se c’è una cosa odiosa e intollerabile, per il rispetto che ho per le divise, è quando chi è in divisa commette determinati reati – ha affermato – La polizia non deve avere paura di fare la polizia e chiunque spacci è anti Stato”. 

I reati contestati

I reati contestati a vario titolo nell’operazione della polizia di Biella, coordinata dalla procura, legata al carcere sono, tra gli altri, introduzione e cessione di sostanze stupefacenti nel carcere, introduzione di telefoni cellulari, sim card e relativi apparati, corruzione per atto contrario ai propri doveri, istigazione alla corruzione, ricettazione, estorsione, falso in atto pubblico e arresto illegale. “Premesso che l’indagine e i risultati ottenuti sono tutt’altro che esaustivi – ha detto la procuratrice di Biella Teresa Angela Camelio – i numeri dei soggetti destinatari di misura già nella richiesta della procura sono molto inferiori rispetto ai soggetti sottoposti a indagine”. Sono infatti 89 gli indagati, per 56 è stata chiesta e ottenuta la misura cautelare. Nel carcere venivano “con costanza” spacciati “anabolizzanti e sostanze stupefacenti. Accanto a tali sostanze venivano introdotti e rivenduti in gran numero microtelefoni e smartphone, impiegati anche per la gestione delle attività di spaccio”. Lo ha confermato in conferenza stampa la procuratrice di Biella Teresa Angela Camelio. Le indagini sono partite nel 2019 da un detenuto considerato al centro dello spaccio ma sono poi emersi mercati illeciti paralleli gestiti da altri detenuti: è stata accertata la presenza di diverse “piazze di spaccio”. 

Veniva definito “Paese dei balocchi“, o il posto in cui “trovare quello che vuoi” il carcere di Biella al centro dell’inchiesta che ha portato oggi a 56 misure cautelari tra Piemonte, Lombardia e altre regioni. A riferirlo alcuni testimoni. Alcune persone sentite dagli inquirenti sentite parlano della struttura anche come di un luogo dove trovare smartphone e tablet “che ancora non si vendono su piazza”. Un testimone ha detto anche che “il giorno di Capodanno c’era più droga qui che a Porta Palazzo. C’è addirittura un detto secondo cui se non trovi la droga fuori la trovi al carcere di Biella”.

“La situazione che diversi anni fa mi venne personalmente fatta presente da alcuni rappresentanti della polizia penitenziaria, nel corso di un colloquio in procura, durante il quale mi vennero rappresentate sacrosante difficoltà nell’espletamento del loro lavoro, difficoltà che da allora sono state condivise con le autorità competenti, non solo è immutata ma è implosa, dando origine a un vero e proprio caos“. Così la procuratrice di Biella Teresa Angela Camelio. “Questo però non significa che il caos, il disordine, autorizzi una sorta di adattamento e quindi di appiattimento e infine di difesa omertosa di ciò che non è conforme né al dettato costituzionale né alle norme codicistiche né a quelle dell’ordinamento penitenziario”, ha aggiunto la procuratrice.

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