L'uomo dovrà scontare 18mesi di isolamento diurno. Riconosciuti 1,6 milioni di risarcimenti

Ergastolo e 18 mesi di isolamento diurno per Alessandro Maja, il 57enne imputato per la strage di Samarate, in provincia di Varese. L’uomo nella notte fra il 3 e il 4 maggio 2022 uccise nella casa di famiglia a martellate la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia, tentando anche di uccidere il figlio Nicolò, unico sopravvissuto alla sua furia omicida. I giudici della Corte d’Assise di Busto Arsizio hanno accolto le richieste della procura e delle parti civili riconoscendo anche le richieste di risarcimento per danno morale alle quattro parti offese (tra cui i nonni materni che si prendono cura del nipote) di 200mila euro a singola parte, e quello per il danno fisico subìto da Nicolò di 900mila euro per un totale di circa 1,6 milioni di euro. La sentenza è arrivata dopo cinque ore di camera di consiglio.

Maja, interior designer 57enne di Samarate, in provincia di Varese, era in aula per aver ammazzato la moglie Stefania Pivetta, 56 anni, e la figlia Giulia di 16 anni, e per il tentato omicidio del figlio maggiore Nicolò, anche lui presente in aula. A oggi l’uomo non ha mai chiarito il movente che lo portò a sterminare la sua famiglia.

“Sono tutti molto provati, sia Nicolò che i nonni, perché, pur essendo una sentenza risarcitoria sotto il profilo dell’equità, dal punto di vista morale quella di oggi è stata una giornata molto pesante”, ha spiegato a LaPresse l’avvocato Stefano Bettinelli che rappresenta la famiglia di Nicolò. “Lui oggi era molto provato”, ha aggiunto.

Nicolò: “Non lo perdonerò mai”

“Mi sento liberato, sento che questa parte della mia vita si è conclusa”, ha detto Nicolò ai cronisti dopo la lettura della sentenza al tribunale di Busto Arsizio. “L’ergastolo? Me lo aspettavo. Penso che non ci sarà mai una giustizia che possa far ritornare indietro. Perdonarlo? Non credo perché è una cosa che mi rimarrà dentro per tutta la vita”, ha aggiunto il 21enne.

“Penso che il pentimento da parte sua ci sia ma non basta, è una cosa che neanche col pensiero doveva esserci”, ha risposto a una domanda il giovane, presente oggi in tribunale. Il 21enne indossava una maglietta con le foto della mamma e della sorella. Il giovane ha mostrato la maglia al padre prima della sentenza, spiegando ai cronisti che l’uomo avrebbe fatto il gesto di mandare un bacio verso di lui. In merito all’ergastolo, “è il minimo che gli potessero dare”, ha concluso raccontando che ora spera di “avere una vita normale, per quello che è possibile”.

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