Sono le principali misure che il governo, per via del ministero del Turismo, propone in una bozza di Ddl per le locazioni turistiche

Introduzione di un Codice identificativo nazionale (Cin) per ogni immobile a uso abitativo messo in affitto per finalità turistiche, codice da esporre obbligatoriamente pena una multa fino a 5mila euro e che dovrà essere riportato anche da parte dei portali telematici negli annunci pubblicati. Obbligo nei centri storici delle città metropolitane di una permanenza di almeno due notti nell’ambito degli Affitti brevi, previsione che i Comuni inseriti nelle classi ‘alta’ e ‘molto alta’ di densità turistica dall’Istat avranno facoltà di applicare.

Infine, obbligo di segnalazione di inizio attività per chiunque eserciti in forma imprenditoriale l’attività di locazione a fini turistici, con multe fino a 10mila euro in caso di mancato rispetto della normativa. Sono le principali misure che il governo, per via del ministero del Turismo, propone in una bozza di Ddl per le locazioni turistiche, al fine di “fornire una disciplina uniforme a livello nazionale volta a fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali, e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici e impedirne lo spopolamento”. 

Confedilizia: “Fortemente contrari obbligo 2 notti”

“Valutiamo positivamente la prevista unificazione dei vari codici identificativi regionali in uno nazionale, era una nostra richiesta, ma siamo tutti fortemente contrari all’obbligo di utilizzare gli alberghi per chi intenda soggiornare solo una notte in una serie di città“, ha affermato a LaPresse Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, che sta predisponendo “una posizione comune con le altre associazioni interessate alla questione degli affitti brevi” in merito alla bozza di ddl circolata oggi. “Dopodiché, ribadisco un concetto che ho già espresso in una lettera al Ministro: le persone rispondono agli incentivi, gli obblighi li eludono. E poiché nel testo è scritto che si intende favorire la residenzialità, come incentivo noi proponiamo di azzerare l’Imu per tutta la durata dei contratti di locazione lunghi”, sottolinea Spaziani Testa. 

Guarneri (Sunia): “Grande occasione persa”

“Direi che è una grande occasione persa. Si dice di voler incidere sulla tensione abitativa delle grandi città metropolitane, ma le misure nel decreto non hanno alcun effetto in tal senso. Porteranno a micro-regolamentazioni nell’ambito del turismo, sottraendo alle locazioni brevi le richieste di permanenza sotto le due notti, ma non ci saranno effetti rispetto all’overtourism o rispetto al fatto che gli affitti sotto i 30 giorni hanno causato enormi problemi ai residenti delle grandi città. Non c’è, quindi, alcun effetto sulle politiche abitative“, ha dichiarato a LaPresse Emiliano Guarneri, membro della segreteria nazionale del Sunia-Cgil, l’organizzazione degli inquilini privati e degli assegnatari di edilizia pubblica. “Non c’è alcun intervento di natura fiscale, né una regolamentazione specifica per gli affitti sotto i 30 giorni. Facendo un esempio, esiste attualmente una distinzione tra attività commerciale e attività non-commerciale sul numero di quattro alloggi, per la quale chi detiene meno di quattro alloggi non è considerato fare impresa. Ma si capisce che se uno mette in affitto quattro immobili nel centro di Roma, Venezia o Firenze ha una rendita da quegli immobili molto maggiore a quella di un piccolo albergo di periferia. E perdipiù sugli affitti brevi è applicata un’agevolazione fiscale come la cedolare secca”, prosegue Guarneri. 

Airbnb: “Ok codice, dubbi su limitazioni piccoli proprietari”

Airbnb ha sempre auspicato una regolamentazione quadro sugli affitti brevi e apprezza il processo di consultazione intrapreso dal Ministero del Turismo. L’armonizzazione nazionale dei codici di registrazione è benvenuta: garantisce un contesto più lineare a chi affitta l’immobile di famiglia per far quadrare i conti e permette alle autorità di accedere alle informazioni necessarie per contrastare gli abusi. Permangono dei dubbi su alcune limitazioni che potrebbero andare a colpire la piccola proprietà privata, anche alla luce della proposta di regolamento UE in materia, sulle quali restiamo in attesa di poter fornire il nostro contributo al tavolo di lavoro. Così Airbnb in una nota, prendendo parola in merito alla bozza di Ddl. 

Federalberghi: “Su locazioni c’è molto da lavorare”

“Apprezziamo la decisione di aprire ufficialmente il dibattito sulle locazioni turistiche, con la presentazione di un disegno di legge, e siamo pronti ad offrire il nostro contributo al Governo e al Parlamento, per la costruzione di un sistema equo e trasparente. Ma non possiamo nascondere la nostra delusione per il contenuto della proposta e riteniamo che ci sia molto da lavorare, se si vuole veramente giungere a una soluzione capace di incidere concretamente sul problema della concorrenza sleale e dell’abusivismo che inquinano il mercato”. È questo il commento a caldo di Federalberghi sulla proposta di legge sulle locazioni brevi, che il ministero del Turismo ha inviato alle associazioni di categoria. “Per l’associazione delle imprese turistico ricettive, occorre anzitutto intervenire sul cosiddetto ‘minimum stay’. Considerato che la permanenza media negli esercizi ricettivi italiani è di 3,3 notti, affermare che il soggiorno nelle locazioni turistiche non può essere inferiore a due notti suona come una presa in giro, in quanto significa che la nuova normativa si applicherà solo su a una minima parte dei flussi turistici. Ad esempio, saranno esclusi tutti i soggiorni per vacanza, a partire dai week end, per di più solo in una minoranza di comuni”, aggiunge.“Altrettanto importante – secondo Federalberghi – è il ruolo da conferire ai sindaci, ai quali dev’essere restituita la facoltà di governare il territorio. Grandi e piccoli centri sono invasi da una marea di alloggi, che si nascondono dietro la foglia di fico del contratto di locazione e operano sul mercato alberghiero senza rispettarne le norme.”“Se si vuole che la norma produca effetti, – conclude Federalberghi – occorre poi prevedere un efficace sistema di controlli e di sanzioni, che di certo non si realizza immaginando che le multinazionali del web si lascino spaventare da una multa da tremila euro.” 

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