Un giovane iraniano, laureato in medicina a Teheran, è arrivato in Italia per prendersi un master e realizzare un sogno. Ma le cose sono andate diversamente e in breve tempo è rimasto per strada

Dalla laurea in medicina a Teheran ai centri di accoglienza per senza tetto a Roma il passo è stato breve. Younes Samies è arrivato in Italia a dicembre: pensava di realizzare un sogno, quello di prendersi un master dopo la laurea in una facoltà italiana e aver ottenuto una borsa di studio. Dal sogno all’incubo però il passo è stato breve. Arrivato in Italia a dicembre pensava di riuscire a sostentarsi con le risorse della borsa studio, che però non sono mai arrivate e in breve tempo lo hanno spinto per strada. “Sono arrivato dal mio paese con 1000 euro. Può sembrare poco ma da noi è una cifra enorme”, racconta sconsolato. “Come vincitore di una borsa di studio ho anche diritto ad un alloggio ma quando sono arrivato allo studentato qui a Roma mi è stato detto che non c’era posto. Ho provato a cercare un affitto ma sono troppo alti per me e allora sono andato in un ostello. In poche settimane ho finito tutto quello che avevo e mi sono ritrovato a piazza Vittorio a dormire in strada. La borsa di studio ancora non mi era stata liquidata”, spiega ancora Younes. “Ricordo la notte di Natale, faceva freddo, avevo le mani ghiacciate. Vedevo le famiglie insieme, felici e mi chiedevo come avrei potuto uscire da questa situazione. Non avevo più soldi per rimanere ma neanche per andarmene e la mia famiglia non poteva aiutarmi. Il centro Help Center di Termini mi ha indicato un dormitorio di via dei Penitenzieri in Vaticano. Un centro che accoglie senza tetto”, dice Younes. “È stata dura, molto dura. Ad oggi, a distanza di sei mesi, lo Stato mi ha dato 1500 euro ma ho enormi ritardi sulla seconda rata. Ringrazio l’Italia per l’occasione che mi ha dato ma, una volta che sono stato accettato per una borsa di studio, dovrebbe anche sostenermi nel mio percorso. Io qui sono venuto a studiare e invece lavoro solamente. Ho trovato un impiego a nero, perchè senza documenti in regola non ti assumono, e lavoro tantissimo. È difficile per me conciliare tempi di studio e di lavoro”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata