Nel primo trimestre del 2023 l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha registrato 441 decessi di migranti nel Mediterraneo centrale, il bilancio più alto dal 2017. Lo riferisce l’Oim stessa, sottolineando che “l’aumento delle perdite di vite umane durante la traversata marittima più pericolosa al mondo arriva in concomitanza con segnalazioni di ritardi nelle risposte di soccorso guidate dagli Stati e con ostacoli alle operazioni delle navi di ricerca e salvataggio delle ong nel Mediterraneo centrale”. “Il persistere della crisi umanitaria nel Mediterraneo centrale è intollerabile”, ha dichiarato il direttore generale dell’Oim, António Vitorino. “Con oltre 20mila morti registrati su questa rotta dal 2014, temo che queste morti siano state normalizzate. Gli Stati devono rispondere. I ritardi e le lacune delle operazioni di soccorso condotte dagli Stati stanno costando vite umane”, ha aggiunto.
“I ritardi nei salvataggi condotti dallo Stato sulla rotta del Mediterraneo centrale sono stati un fattore presente in almeno sei incidenti quest’anno che hanno portato alla morte di almeno 127 persone. La totale assenza di risposta a un settimo caso ha causato la morte di almeno 73 migranti”, scrive ancora l’Oim, che sottolinea che “durante il fine settimana di Pasqua, 3mila migranti hanno raggiunto l’Italia, portando il numero totale di arrivi di quest’anno a 31.192 persone”. “Salvare vite in mare è un obbligo legale per gli Stati”, ha dichiarato Vitorino. “Abbiamo bisogno di un coordinamento proattivo, guidato dagli Stati, negli sforzi di ricerca e salvataggio. Guidati dallo spirito di condivisione delle responsabilità e di solidarietà, invitiamo gli Stati a collaborare e a lavorare per ridurre le perdite di vite umane lungo le rotte migratorie”, aggiunge. L’Oim sottolinea che i 441 morti documentati nei primi tre mesi dell’anno sono probabilmente un numero inferiore rispetto a quello reale di vite perse nel Mediterraneo centrale. Il Progetto Migranti Scomparsi dell’Oim sta anche indagando su diverse segnalazioni di ‘naufragi invisibili’, casi in cui le imbarcazioni vengono date per disperse ma non si hanno notizie di resti di sopravvissuti o di operazioni SAR. Le sorti di oltre 300 persone a bordo di queste imbarcazioni rimangono poco chiare.