L'attacco dei partigiani dei Gruppi di Azione Patriottica scatenò la rappresaglia nazista che portò all'eccidio delle Fosse Ardeatine

Il 23 marzo 1944, alle 15.50 circa, nella Roma occupata dai nazisti i Gruppi di Azione Patriottica attaccarono una colonna del battaglione di polizia tedesca Bozen in via Rasella. Il battaglione era un reparto militare della Ordnungspolizei, la polizia d’ordine, creato in Alto Adige nell’autunno 1943, durante l’occupazione tedesca. Venne fatto esplodere un ordigno, nascosto in un carretto per l’immondizia, che causò la morte di 33 soldati mentre 110 rimasero feriti.

“Per ogni tedesco ucciso 10 italiani da fucilare”

L’attentato scatenò l’ira di Adolf Hitler, che ordinò che entro 24 ore per ogni soldato tedesco ucciso venissero fucilati più di 10 italiani. Venne diramato un comunicato: “Nessuno dovrà sabotare impunemente la cooperazione italo-tedesca nuovamente affermata. Il comando tedesco, perciò, ha ordinato che per ogni tedesco ammazzato dieci comunisti-badogliani saranno fucilati. Quest’ordine è già stato eseguito”.

PER LA CASSAZIONE VIA RASELLA FU UN ATTO DI GUERRA

A essere uccisi furono prigionieri già arrestati, su cui pendeva una probabile sentenza di morte, detenuti nelle carceri di Regina Coeli e di via Tasso, ebrei e civili deportati anche grazie alla collaborazione della polizia fascista. Ogni volta che dall’ospedale arrivava la notizia della morte di un soldato tedesco, alla lista dei condannati si aggiungevano dieci nomi in più. In quello che passò alla storia come l’eccidio delle Fosse Ardeatine morirono 335 italiani. Quando le vittime vennero radunate all’interno delle cave ci si accorse che ne erano state selezionate per errore 335 invece che le 300 previste dall’ordine di rappresaglia.

I martiri più giovani che persero la vita avevano solo quindici anni, erano Michele Di Veroli (3 febbraio 1929) e Duilio Cibei (8 gennaio 1929) e i diciassettenni Franco Di Consiglio (21 marzo 1927) e Ilario Canacci (12 febbraio 1927). Il più anziano è Mosè Di Consiglio (74 anni). Solo il 30 novembre del 1944 vennero identificati 322 corpi, 13 corpi rimasero senza identità: solo negli ultimi anni le indagini del RIS hanno permesso di risalire ad alcune delle salme ancora senza nome.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata