Le ong contro le autorità italiane ed europee per il tragico naufragio al largo della Libia, nel quale diversi migranti sono morti annegati e altre risultano ancora disperse. “Le autorità italiane e maltesi hanno lasciato ancora una volta persone morenti in mare. Questa volta, la loro politica di non assistenza e la delega dei loro compiti alla cosiddetta Guardia Costiera libica ha portato alla morte di 30 persone che si trovavano su un barcone in difficoltà in acque internazionali, nella contestata area di ricerca e soccorso libica”. Lo scrivono in una nota congiunta le ong Alarm Phone, Mediterranea Saving Humans e Sea-Watch in merito ai 390 migranti dispersi da sabato che si trovavano su una barca alla deriva che trasportava 47 persone. Di questi “solo 17 persone sono sopravvissute grazie all’intervento di una nave mercantile – accusano le Organizzazioni non governative – Le 30 persone morte potrebbero essere ancora vive, se solo le autorità italiane e maltesi avessero deciso di coordinare immediatamente un’operazione di soccorso adeguata”.”Queste morti – prosegue la lunga nota di ricostruzione dei fatti e delle segnalazioni inoltrate dalle ong alle varie autorità di ricerca e soccorso – non sono il risultato di un incidente. Sono la conseguenza di scelte politiche deliberate”. “Le autorità italiane e maltesi sarebbero potute intervenire immediatamente – aggiungono – Invece, hanno scelto di aspettare troppo a lungo e hanno indicato la cosiddetta Guardia costiera libica come l’autorità responsabile e ‘competente’, perdendo così il tempo necessario per salvare le persone in difficoltà”.
“Come Alarm Phone, Mediterranea Saving Humans e Sea-Watch – prosegueno le ong – denunciamo ed esortiamo gli Stati membri europei, Italia e Malta in primis, nonché l’Unione Europea, a porre fine alle loro politiche di esternalizzazione dei confini e alla delega dei doveri alla Libia. Entrambi sono stati fattori centrali che hanno portato alla morte delle 30 persone in difficoltà, così come migliaia di altre prima”.”Le autorità italiane e maltesi devono cessare di deferire i casi di emergenza alla cosiddetta Guardia Costiera libica – insistono – che ha uno spaventoso record negativo sui diritti umani e ha riportato con la forza oltre 100mila persone in condizioni disumane in Libia. Inoltre, la contestata regione libica di ricerca e soccorso non può essere considerata sotto la responsabilità esclusiva delle autorità libiche. Inoltre, anche le autorità italiane e maltesi devono porre fine alla loro dipendenza dalle sole navi mercantili per adempiere al loro dovere di salvataggio”.”Molte domande rimangono aperte e necessitano ancora di una risposta – ribadiscono le organizzazioni umanitarie -: perché le autorità italiane e maltesi non sono intervenute per soccorrere le persone in difficoltà? Perché nessuna risorsa Eunavfor Med ha reagito alla staffetta di Mayday di Seabird? Tutte queste autorità devono fornire un resoconto del loro ruolo in questo caso e della loro inazione”.
L’appello all’Ue sui migranti
“Esortiamo l’Unione Europea – concludono Alarm Phone, Sea-Watch e Mediterranea a proposito del tema migranti – a garantire percorsi sicuri e legali verso l’Europa e ad impegnarsi in operazioni coordinate di ricerca e salvataggio, invece di finanziare ed equipaggiare la cosiddetta Guardia costiera libica, sostenendo i ritiri illegali secondo il diritto internazionale”.