Flavio Rossi Albertini in vista della sentenza della Cassazione sul 41 bis: "La dilatazione dei tempi è incompatibile con le sue condizioni di salute"
Attesa per la sentenza di Cassazione sul 41 bis per Alfredo Cospito il 24 febbraio. “Solo la Procura Generale ha espresso con forza la necessità del mantenimento del 41 bis al detenuto, mentre gli ulteriori tre pareri hanno concluso contemplando la possibilità di contenere il giudizio di pericolosità del Cospito anche con il circuito penitenziario AS2, ovvero quello a cui Alfredo è stato sottoposto per oltre 10 anni prima dell’applicazione del 41 bis nel maggio scorso, seppur con le eventuali ulteriori ‘opportune forme di controllo proprie dell’ordinamento penitenziario’ ovvero la censura”. Così Flavio Rossi Albertini, avvocato di Alfredo Cospito, in sciopero della fame dallo scorso mese di ottobre contro il regime di carcere duro cui è sottoposto.
“La dilatazione dei tempi della decisione renderebbe incompatibile la stessa con le condizioni di salute del detenuto”, dice. “Si auspica un annullamento senza rinvio dell’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Roma“, dice l’avvocato in una nota. Per Albertini, “difetta il presupposto stesso del regime differenziato fondato sulla pericolosità sociale del detenuto, intesa nella sua forma specifica della capacità di mantenere collegamenti con l’associazione criminale di appartenenza”.
“Lacune – precisa ancora il legale – non colmabili con un giudizio di rinvio, non essendo presente nella vicenda de qua alcun fatto idoneo a dimostrare la sussistenza di un legame e/o interlocuzione del detenuto con soggetti diversi da meri militanti politici anarchici, non partecipi ad alcuna realtà associativa per come valutato e stabilito dall’autorità giudiziaria. Mentre la dilatazione dei tempi della decisione renderebbe incompatibile la stessa con le condizioni di salute del detenuto”.
La Procura generale di Torino “per enfatizzare il giudizio di pericolosità del detenuto, prodromico alle conclusioni ivi espresse, l’estensore dell’atto si dilunga in un operazione agiografica, un panegirico sulla figura del Cospito, una evidente operazione di enfatizzazione del detenuto giungendo ad affermare che quest’ultimo “si pone come riferimento e “catalizzatore” di tutta una serie di aggregazioni del mondo anarco-insurrezionalista che a lui guarda come modello ed esempio”, come un “Che Guevara degli anni 60 e 70 del Novecento”.
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