Strage Samarate, Nicolò rivede padre in aula

Strage Samarate, Nicolò rivede padre in aula

A processo Alessandro Maja, uccise a martellate moglie e figlia prima di ferire gravemente il figlio. Che dichiara: “Vorrei chiedergli perché ha deciso di rovinarci la vita”

Nuova udienza a Busto Arsizio nel processo per la strage di Samarate: l’interior designer Alessandro Maja, 57 anni, è imputato per aver ucciso a martellate la moglie Stefania e la figlia 16enne Giulia, per poi ferire gravemente il figlio 23enne Nicolò e tentare il suicidio dandosi fuoco. 

Oggi, 17 febbraio, per la prima volta Nicolò Maja ha rivisto il padre in aula. “Sono tranquillo adesso. In aula non è stato facilissimo. Io l’ho guardato ma non so se lui mi ha visto. Dire qualcosa a mio padre? No, oggi no. Forse alla prossima occasione sì. Vorrei chiedergli perché ha deciso di rovinare la nostra vita“. Il giovane, in sedia a rotelle dopo alcuni interventi chirurgici, indossava una maglietta con sopra i volti della madre e della sorella: “Mi piaceva portarle con me, mi danno la spinta”. Sul padre ha poi aggiunto: “L’ho visto un po’ più sciupato”.

La vicenda

La strage è accaduta nella villetta della famiglia Maja, in via Torino a Samarate, nel varesotto. A dare l’allarme i vicini, che intorno alle 7 del mattino hanno chiamato il numero di emergenza 112 sentendo le urla provenienti dalla casa. All’arrivo degli inquirenti, la scoperta: Alessandro Maja aveva prima ucciso a martellate la moglie Stefania Pivetta, 56 anni, che era sul divano, e poi la figlia Giulia, 16 anni, in camera sua. In seguito aveva infierito sul figlio Nicolò, di 23 anni, che è stato ferito gravemente e poi, ancora sporco di sangue, aveva cercato di uccidersi dandosi fuoco. L’uomo è stato subito arrestato in flagranza dai carabinieri con l’accusa di omicidio e tentato omicidio e, uscito in strada, ha gridato davanti ai vicini, che lo guardavano allibiti: “Li ho uccisi tutti, bastardi”. Dalle prime informazioni raccolte all’indomani dell’accaduto, è emerso che Maja si stava separando dalla moglie, che si era rivolta a un avvocato per una consulenza. 

Fino a quel momento, il nome di Maja era stato associato solo ai suoi progetti nell’ambito dell’architettura e del design. Lui stesso, sul sito del Maja group, il suo studio di progettazione sui Navigli a Milano, si descriveva come “vulcanico di idee, originali e stravaganti, ma concrete e funzionali”. Era noto per la realizzazione di spazi architettonici di prestigio sia in Italia che all’estero e in particolare di spazi commerciali per il settore Food and Beverage. Tra i progetti realizzati, Maja poteva annoverare anche il “relooking” della storica pasticceria Biffi, oltre agli spazi all’aeroporto di Malpensa e alla stazione di Cadorna.

Alessandro, il figlio 23enne, è stato immediatamente operato d’urgenza: è stato dimesso dall’ospedale qualche mese dopo, con difficoltà a camminare ma nessun problema di tipo cognitivo. 

 

 

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