Sessantuno vittime hanno tra i 10 e i 18 anni, 12 hanno meno di 10 anni
Ottantanove vittime di pedofilia e abusi nel biennio 2020-2022 segnalate ai centri di ascolto della Cei. Di queste, 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni. È quanto emerge dal primo report della Conferenza episcopale italiana sulla ‘Rete territoriale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili’. Circa la tipologia dei casi segnalati, è emersa la prevalenza di “comportamenti e linguaggi inappropriati” (24), seguiti da “toccamenti” (21); “molestie sessuali” (13); “rapporti sessuali” (9); “esibizione di pornografia” (4); “adescamento online” (3); “atti di esibizionismo” (2). Le segnalazioni fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (47,2%).
613 fascicoli dall’Italia
I contatti sono avvenuti principalmente via telefono (55,2%) o, in misura inferiore, tramite corrispondenza online (28,1%). Il motivo del contatto è rappresentato dalla volontà di segnalare il fatto all’Autorità ecclesiastica (53,1%), dalla richiesta di informazioni (20,8%), da una consulenza specialistica (15,6%).
“Al dicastero Vaticano della Dottrina della Fede sono stati trasmessi 613 fascicoli dalle diocesi italiane negli ultimi venti anni relativi a segnalazioni di abusi sessuali o presunti da parte di chierici”. Lo ha detto il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi, durante la conferenza stampa sul primo Report sui centri di ascolto diocesani per la tutela dei minori. “Sono i fascicoli, le ponenze, custoditi presso la sede del Dicastero. La nostra volontà è di andare a leggere per estrapolare dati significativi di ricerca, può riguarda casi di denuncia archiaviati o di abusatori seriali. È la prima vola che emerge questo dato”.
Ecco chi sono gli autori
Il profilo dei 68 presunti autori di reati collegati ad abusi e pedofilia evidenzia soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti, in oltre la metà dei casi. Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dei fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23), infine di religiosi (15). Tra i laici emergono i ruoli di insegnante di religione; sagrestano; animatore di oratorio o grest; catechista; responsabile di associazione. Il contesto nel quale i presunti reati sono avvenuti è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4%), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3%) o nella sede di un movimento o di una associazione (21,4%) o in una casa di formazione o seminario (11,9%). è quanto emerge dal primo report della Conferenza episcopale italiana sulla ‘Rete territoriale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili’.
A seguito della trasmissione della segnalazione all’Autorità ecclesiastica da parte dei Centri di ascolto, tra le azioni poste in essere sono risultati prevalenti i “provvedimenti disciplinari”, seguiti da “indagine previa” e “trasmissione al Dicastero per la Dottrina della Fede”. Tra le azioni di accompagnamento delle presunte vittime, i Centri forniscono informazioni e aggiornamenti sull’iter della pratica (43,9%), organizzano incontri con l’Ordinario (24,6%), offrono un percorso di sostegno psicoterapeutico (14,0%) e di accompagnamento spirituale (12,3%). Ai presunti autori degli abusi vengono proposti percorsi di riparazione, responsabilizzazione e conversione, compresi l’inserimento in “comunità di accoglienza specializzata” (un terzo dei casi rilevati) e percorsi di “accompagnamento psicoterapeutico” (circa un quarto dei casi).
Le reazioni
“Il report è uno specchietto per le allodole. Sono sbigottito. Il report considera solo 2 anni, in cui tra l’altro c’è stato il Covid e solo i dati degli sportelli delle Diocesi. Il cardinale Zuppi aveva parlato di 20 anni, ora il lasso di tempo è stato ulteriormente ridotto. Il dato tuttavia è allarmante. In quel report non compaiono i casi della Congregazione per la dottrina della fede, i casi finiti in magistratura e i casi che abbiamo noi come associazione”. Lo ha detto a LaPresse Francesco Zanardi, presidente della ‘Rete L’Abuso’, l’associazione sopravvissuti agli abusi sessuali del clero, commentando il primo report della Conferenza episcopale italiana sulla ‘Rete territoriale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili’.
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