Mattarella: "Un servitore dello Stato fino al sacrificio"

Milano e l’Italia intera ricordano Luigi Calabresi, il commissario capo della polizia ucciso 50 anni fa in un agguato terroristico di Lotta Continua. Un omicidio politico che segnò la storia del Paese, commesso da almeno due sicari che gli spararono alle spalle, lasciando vedova la moglie Gemma Capra e i figli Mario, Paolo e Luigi, quest’ultimo nato pochi mesi dopo la morte del padre. “Un servitore dello Stato fino al sacrificio”, lo ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Un sacrificio “che non può essere dimenticato, in un clima di violenza che poi avrebbe causato molte altre vittime nella stagione più buia del terrorismo attraversata dal nostro Paese”, ha sottolineato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

Le celebrazioni ufficiali per l’anniversario dell’omicidio Calabresi si sono aperte questa mattina nel capoluogo lombardo con la deposizione di una corona in via Cherubini, nel punto in cui il commissario fu ucciso alle 9.15 del mattino, poco dopo essere uscito dalla sua abitazione per recarsi al lavoro. Nella chiesa di San Marco si è poi svolta la messa in suffragio, celebrata dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini. Quindi la commemorazione istituzionale nel cortile della questura milanese, in via Fatebenefratelli, alla presenza delle autorità civili e militari tra cui il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, il prefetto Renato Saccone e il questore Giuseppe Petronzi. Presenti a tutti e tre i momenti la vedova Gemma e i suoi tre figli.

“Avevo detto a miei figli, all’inizio del processo, riabiliteremo papà con il nostro comportamento. Oggi ci siamo riusciti” ha detto Gemma Capra, spiegando pubblicamente, dopo un lungo percorso interiore, di aver perdonato assassini e mandanti del marito. In questo mezzo secolo, ha aggiunto la vedova, “ci siamo dedicati a rendergli giustizia, non solo nelle aule dei tribunali, dove abbiamo atteso fiduciosi la verità, ma ci siamo dedicati a ripulire la sua memoria dal fango gettato, dalle calunnie e dalla campagne politiche di stampa degli anni ’70. Oggi finalmente l’immagine di Luigi Calabresi nel Paese corrisponde a quello che lui era veramente: una persona onesta, che amava il suo lavoro”. Una figura che non è mai stata una “macchia”, ha rimarcato il capo della polizia, Lamberto Giannini, ma che al contrario “è per noi una stella polare”.

Per l’assassinio di Luigi Calabresi, ritenuto dai gruppi estremisti responsabile, ingiustamente, della morte dell’anarchico Pinelli, furono condannati i militanti di lotta Continua Leonardo Marino (unico reo confesso) e Ovidio Bompressi. E proprio domani “a Parigi ci sarà un’udienza del tribunale per decidere se dare l’estradizione a Giorgio Pietrostefani, uno degli organizzatori dell’omicidio di mio padre”, ha ricordato il figlio Mario. “Noi ci siamo molto interrogati su questo: oggi che un uomo di 78 anni malato vada in carcere non restituisce più niente. È importante dal punto di vista simbolico ma per noi non ha quasi più senso”, ha affermato lo scrittore e giornalista. Per la leader di Fdi Giorgia Meloni, “nessuna delle persone ritenute esecutrici o responsabili morali di quel brutale omicidio ha scontato fino in fondo la propria condanna. Anni tremendi, di violenza e malagiustizia, che non devono tornare mai più”.

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