Da quando è iniziata la guerra in Ucraina “abbiamo preso in cura oltre 90 bimbi e la cosa che più mi colpisce è la loro meraviglia e commozione per l’accoglienza che ricevono”. Sara Catena si occupa dei servizi di accoglienza e Urp presso l’ospedale Bambino Gesù.
Da un mese lavora ogni giorno per aiutare i ragazzi fuggiti dall’orrore dei bombardamenti e le loro famiglie, che arrivano a Roma con la speranza di cure e un poco di pace.
Le mamme dei piccoli ricoverati dormono in reparto, gli altri familiari e i pazienti che vengono curati in day hospital, sono nelle strutture di accoglienza predisposte dall’ospedale.
A tutti viene fornito un kit con spazzolino, sapone, dentifricio e beni di primissima necessità. Sono a disposizione vestiti, per quelle persone che, dopo le fughe più avventurose, portano con sè solo un piccolo zaino.
“Diamo loro supporto psicologico – spiega Catena – educatori professionali li fanno giocare, mediatori culturali li aiutano nella comunicazione e abbiamo corsi di alfabetizzazione e italiano, per bimbi e genitori. C’è anche un musicista in corsia che organizza per loro delle attività”.
Sebastian Cristaldi è medico specialista in pediatria dell’emergenza, presso l’ospedale romano. Domenica scorsa ha portato in Italia 13 pazienti dalla Polonia, a bordo di un volo sanitario della guardia di finanza. Cinque di loro sono stati ricoverati al Bambino Gesù, altri negli ospedali di Genova e Trieste.
Da un mese a questa parte, “abbiamo accolto tanti pazienti oncologici che in Ucraina non avevano più modo di curarsi – racconta – ma abbiamo visto anche ragazzi con arti amputati per esplosioni, schegge sul corpo, ferite alla testa e lesioni craniche. Un orrore difficile da descrivere”.
“Non è meno orribile vedere i piccoli pazienti oncologici – aggiunge – che, oltre il dolore e la fatica della malattia che affrontano, hanno negli occhi tutto il dramma della guerra e la paura di non avere la possibilità di curarsi. Noi siamo abituati a vedere situazioni drammatiche, ma di queste si fa fatica anche a parlarne. Mi chiedo come sia possibile, nel 2022, arrivare a un tale grado di devastazione umana. E non trovo una spiegazione”.
“È come se non fossero più abituati all’assenza di cattiveria e prepotenza – conclude Catena – Arrivare in un posto dove mettiamo loro a disposizione tutto ciò che possiamo, senza chiedere nulla in cambio, li commuove e li fa sentire protetti e a casa”.

