I mediatori raccontano: "Tra le varie richieste del 44enne quella di chiudere tutte le psichiatrie in Italia e che gli fosse ritirato il Tso"
Uno in carcere, l’altro ai domiciliari, entrambi accusati di tentato omicidio in concorso e detenzione illegale di arma da fuoco. La sensazione da parte degli inquirenti è che sia stato l’anziano padre, e non il figlio, a sparare due colpi di pistola ad altezza d’uomo, ferendo in modo lieve un vigile del fuoco. Ma si attenderà l’esito degli esami della polizia scientifica per stabilire le responsabilità dei due. La vicenda è quella che ha tenuto col fiato sospeso l’intero paese di Torre del Lago (nel comune di Viareggio, in provincia di Lucca) per tutto il pomeriggio di mercoledì, quando due uomini, Gianluigi Ragoni di 44 anni e il padre Adelmo di 90 anni, si sono barricati in casa dopo che uno dei due aveva sparato due colpi di pistola che, attutiti dalla porta, hanno solo ferito di striscio (10 giorni di prognosi) un vigile del fuoco, intervenuto assieme alla pm locale per notificare un Tso al 44enne. Dopo 8 ore di tentativi di mediazione, sono dovuti intervenire i Nocs, i reparti speciali della polizia di stato, per stanare i due: hanno fatto saltare la serratura della porta, poi aiutati da una bomba accecante li hanno bloccati. Entrambi sono accusati di tentato omicidio: il più giovane è stato portato in carcere, l’anziano padre è ai domiciliari.
Nell’interrogatorio al commissariato di Viareggio, come ha spiegato il questore di Lucca, Alessandra Faranda Cordella, Gianluigi ha detto che a sparare è stato il padre. “Ad entrambi – ha detto il questore – è stato fatto il tampone Stub e sono in corso analisi da parte della polizia scientifica per appurare chi dei due abbia realmente sparato. La pistola – ha aggiunto il questore – è stata utilizzata con ogni probabilità dall’anziano, almeno stando a quanto ha dichiarato il figlio, ma le analisi lo chiariranno”. Del resto l’arma, come ha aggiunto il capo della squadra mobile di Lucca, Luca Scolamiera, “così come i proiettili non sparati, sono stati trovati nella camera da letto del padre, in un cassetto”. “Se invece di un arma vecchia e di piccolo calibro ne avessero usata un’altra – ha detto il questore – avremmo avuto una tragedia, perché la porta non avrebbe attutito l’urto del proiettile”. Durante le fasi più concitate di mercoledì, sono stati due agenti della polizia di stato a cercare la trattativa. “Tra le varie richieste del 44enne – hanno spiegato i mediatori, Martina De vincenzo Roberto Femia – quella di chiudere tutte le psichiatrie in Italia e che gli fosse ritirato il Tso“. Hanno finto di prendere atto delle sue richieste, passando dei falsi documenti dalla strada al primo piano dell’appartamento del condominio tra via Boheme e via Illica dove erano barricati, attraverso un secchio tirato con una corda. L’agente De Vincenzo, ha spiegato: “Il nostro compito è stato quello di tenere un dialogo costante con l’uomo, rassicurarlo. E soprattutto tenerlo sempre in vista e con le mani alzate”.
Gli altri agenti che avevano circondato la casa hanno inoltre staccato luce e gas dall’appartamento, non sapendo se in casa ci fossero altre armi o ordigni. Inizialmente si è pensato che l’anziano padre fosse vittima del figlio, poi anche il padre è uscito sul balcone. “Sia il padre che figlio minacciavano di sparare a chiunque fosse entrato in casa“, racconta Luigi Larotonda, dirigente del commissariato di polizia di Viareggio. L’arma, una pistola Galesi modello 1930 calibro 22, non risulta mai essere stata denunciata e il contesto in cui si è sviluppata la vicenda, stando al questore, è di degrado psicologico. “Si tratta di una realtà famigliare degradata, con una fragilità mentale di tutte le componenti, probabilmente dovuta ad un pregresso: a noi risulta il suicidio della madre dell’uomo, qualche tempo fa”, ha spiegato il questore. Quando è stato chiaro che non c’era possibilità alcuna di mediazione, l’intervento dei reparti speciali della polizia, alle 21.45, che hanno fatto irruzione e bloccato i due, senza che nessuno rimanesse ferito.
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