L'ex capitano di fregata all'epoca capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno: "Ci fu sfasamento tra doveri comandante e interessi privati"

A dieci anni dal naufragio della Costa Concordia, costato la vita a 32 persone, Gregorio De Falco non ha dubbi: “con la nave ancora dritta si potevano evacuare tutti i passeggeri. E invece, dopo mezzanotte, il lato sinistro è inclinando e non si possono più utilizzare le scialuppe di salvataggio. E le operazioni di soccorso andranno avanti per altre 9 ore”. Il senatore, ex capitano di fregata e all’epoca capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno, ha parlato in occasione dell’incontro organizzato dal consiglio regionale della Toscana nel decennale della tragedia del naufragio della Costa Concordia sulle coste dell’Isola del Giglio (Grosseto). Una mattinata di approfondimento dal titolo ‘Costa Concordia, per non dimenticare’ a cui hanno preso parte il senatore Gregorio de Falco, capitano di fregata e all’epoca capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno, Francesco Limatola, presidente della provincia di Grosseto; Agnese Pini, direttrice de ‘La Nazione’ e Luciano Tancredi direttore de ‘Il Tirreno’ oltre a Antonio Mazzeo, presidente del consiglio regionale della Toscana.

L’ex grillino ripercorre i tragici attimi in cui la Concordia colpì una roccia delle Scole, dando vita al naufragio che costò la vita a 32 persone. “La nave colpisce gli scogli del Giglio alle 21.45 e apre uno squarcio enorme su un fianco. Il Mediterraneo entra in quella nave e invade 5 scompartimenti della nave. Immediatamente il personale ha la consapevolezza di avere almeno 3 compartimenti allagati e che la nave va abbandonata, perché sta affondando. Questo succede prima delle 10 e bisogna procedere all’emergenza generale. Invece questo non avviene. A questo punto si sovrappone il dovere del comandate da una una diversa valutazione, di carattere personale. Passano 45 minuiti prima che si parte con l’emergenza generale. Il tempo d’abbandono di una nave è di 30 minuti”, spiega De Falco. 

Ci fu sfasamento tra doveri comandante e interessi privati

Secondo De Falco “quella notte si è verificata una tragedia che non fu soltanto una tragedia marittima, anzi per caso è stata una tragedia marittima“. Per il senatore “è una vicenda che si è creata per un’azione scelerata. Senza lo sfasamento tra la persona del comandante, il proprio ruolo, i propri obblighi e i fini del proprio ruolo, e la sovrapposizione con il proprio interesse. Se avesse tenuto presente il ruolo comandante in quella vicenda, avrebbe ovviamente avuto chiari i fini del proprio agire e l’emergenza a bordo in tempi consoni e adeguati a salvare quelle persone”. 

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