Solenne messa in ricordo delle quasi trecento vittime del sisma del 2016, presente anche il presidente del Consiglio Mario Draghi

A cinque anni dal 24 agosto 2016, giorno del terremoto di Amatrice, una messa solenne ricorda tutte le vittime della tragedia. Alle 3.36 un sisma di magnitudo 6.0, il cui epicentro venne identificato tra Accumoli e Arquata del Tronto, fece tremare la terra uccidendo 299 persone: 237 ad Amatrice, 51 ad Arquata e 11 a Accumoli. Oggi le celebrazioni in onore delle vittime con la messa officiata dal Vescovo di Rieti a cui ha partecipato anche il premier Mario Draghi.  Poco prima della funzione, il presidente del Consiglio, ha deposto una corona di fiori nella città reatina per ricordare il morti della terribile tragedia del 2016.

Il premier Draghi: “Vi sono vicino, ricostruzione lenta ma ora è diverso”

Dopo la funzione, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato una delegazione di familiari delle vittime del terremoto. “Se oggi sono qui è perché lo Stato vi è vicino. In passato è stato lento ma adesso la situazione è diversa: i lavori di ricostruzione stanno procedendo più velocemente. Sono oggi qui a portarvi fiducia e l’impegno del Governo”, ha detto il premier. Nel corso dell’incontro tra il premier Mario Draghi e una delegazione di familiari delle vittime del terremotom stamattina ad Amatrice, è stato anche affrontato il tema, da anni portato avanti dai familiari, della creazione di un fondo per le vittime degli eventi sismici, sul quale – è stato ricordato – c’è già una iniziativa parlamentare e che è anche all’attenzione del Governo

L’omelia del vescovo Pompili: “Non basta ricostruire, prima bisogna costruire”

Poi si è spostato nel campo sportivo di Amatrice dove la messa è stata celebrata da Monsignor Domenico Pompili. “Prendendo spunto dall’immagine utilizzata dall’Apocalisse nella prima pagina che abbiamo ascoltato nel descrivere la città futura, possiamo spingere lo sguardo su queste ‘terre mosse’ dell’Appennino che, dopo anni di incertezza e di ritardo, sembrano avviate finalmente alla loro ricostruzione. Ora che la ricostruzione è partita, però, ci si accorge che non basta ri-costruire. Occorre, ancor prima, ‘costruire’ un nuovo rapporto tra l’uomo e l’ambiente” ha sottolineato nell’omelia, precisando “Non bisogna limitarsi, cioè, a riprodurre le forme del passato, ma lasciarsi provocare dalla natura, che è creativa e aperta al futuro”.

LE IMMAGINI DELLA TRAGEDIA – FOTOGALLERY
IL VIDEO DELLA CITTA’ RIDOTTA A UN CUMULO DI MACERIE

“Questi borghi, dunque, vanno ripensati perché sono oggi luoghi di grandi potenzialità. Ciò accadrà se stipuleremo un vero e proprio ‘contratto’ tra la città e la montagna” ha ancora sottolineato. “C’è infatti un enorme debito che le città hanno maturato verso le aree interne e i loro piccoli insediamenti. E’ arrivato il momento di onorare questo ‘debito’ con un progetto di reciprocita’ economica. E’ necessario alla transizione ecologica vedere riconosciuto il debito straordinario che avremo verso chi, riabitando i piccoli centri e i borghi, si prenderà cura di un’agricoltura di qualità, dei boschi, dei laghi, del mare, delle coste, del paesaggio ancora bellissimo dell’Italia. Non abbiamo, sia chiaro, bisogno di nuovi presepi, ma di piccoli centri attivi, a presidio di un territorio ancora straordinario e attrattivo per l’autenticità dei suoi luoghi” ha concluso.

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