Tre anni e mezzo all'ex governatore Vendola, accusato di concussione aggravata in concorso
L’applauso e gli occhi lucidi. Aspettavano giustizia i genitori dei bambini di Taranto, rimasti fuori dalla Scuola sottufficiali della Marina militare, dove per 11 giorni i giudici sono stati in camera di consiglio. Per disastro ambientale, la Corte d’Assise del capoluogo ionico ha condannato i principali imputati nel processo Ambiente svenduto e ha disposto la confisca dell’area a caldo dell’ex Ilva e di 2,1 miliardi.
Le pene più severe sono state inflitte agli ex proprietari del sito, a distanza di 5 anni dalla prima udienza: 22 anni a Fabio Riva, a fronte dei 28 richiesti dai pm, e 20 al fratello Nicola, rispetto ai 25 invocati. Condannati il responsabile delle relazioni istituzionali, Girolamo Archinà, a 21 anni e 6 mesi, e l’ex direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso, a 21.
Agli ex dirigenti ritenuti fiduciari della famiglia Riva, Lanfranco Legnani definito dall’accusa direttore ombra del sito, Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli e Agostino Pastorino sono stati inflitti 18 anni e 6 mesi. Quindici anni all’ex consulente della procura, Lorenzo Liberti.
Condannato a tre anni e mezzo l’ex governatore Vendola
Condannato anche l’ex governatore della Puglia Nichi Vendola per concussione aggravata a 3 anni e 6 mesi, rispetto ai 5 anni chiesti dai pm, secondo cui avrebbe fatto pressioni sull’ex direttore generale dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Puglia, Giorgio Assennato, al quale sono stati inflitti 2 anni per favoreggiamento nei confronti di Vendola.
“Mi ribello a una giustizia che calpesta la verità. E’ come vivere in un mondo capovolto, dove chi ha operato per il bene di Taranto, viene condannato senza ombra di una prova”, ha detto l’ex governatore per il quale la sentenza rappresenta una “giustizia profondamente malata” che ha offerto a Taranto non dei colpevoli, ma agnelli sacrificali” e ha annunciato di combattere “contro questa carneficina del diritto e della verità”.
Condanne e assoluzioni
Condanna a 4 anni per l’ex direttore dello stabilimento Adolfo Buffo, attuale direttore generale di Acciaierie Italia. Condannati anche l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, e l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva, entrambi a 3 anni.
Assoluzione per l’ex prefetto Bruno Ferrante, ex presidente Ilva, per il quale i pm avevano chiesto 17 anni, per l’ex assessore pugliese e deputato di Si Nicola Fratoianni e per l’attuale assessore regionale Donato Pentassuglia. Assoluzione infine, per l’ex sindaco di Taranto Ippazio Stefano.
Il processo
Le condanne sono raccolte in 83 pagine: la presidente Stefania D’Errico ne ha dato lettura per oltre un’ora e mezzo. Il processo è iniziato il 17 maggio 2012, dopo l’inchiesta che portò al sequestro dell’area a caldo e agli arresti il 26 luglio 2012. La confisca degli impianti sarà esecutiva dopo la Cassazione. Disposta una provvisionale di 100mila euro per il comune di Taranto e la Regione Puglia.
Le parti civili sono 902 tra persone fisiche, sindacati, associazioni ed enti locali. Ci sono anche i ministeri dell’Ambiente e della Salute. La Corte d’Assise ha condannato gli imputati per i quali è stato riconosciuto il disastro ambientale al risarcimento in solido tra loro e con i responsabili civili, “mediante il ripristino della integrità dell’ambiente inquinato e danneggiato dalla condotta degli impianti” oppure “in caso di impossibilità, al risarcimento del danno per equivalente, nell’importo da liquidarsi in separato giudizio civile”. Motivazioni fra 180 giorni.
Il presidio degli attivisti in attesa sentenza
I rappresentanti del movimento ‘Giustizia per Taranto’ hanno manifestato davanti all’ingresso della Scuola sottufficiali della Marina militare, in attesa della sentenza del processo Ambiente svenduto, sulla gestione dell’ex Ilva di Taranto negli anni in cui la proprietà era della famiglia Riva. La lettura del dispositivo della sentenza della Corte d’Assise è arrivata in mattinata. I giudici erano in camera di consiglio dalla tarda serata del 19 maggio scorso. Gli imputati sono 44 persone fisiche e tre società, Ilva in amministrazione straordinaria, ex Riva Fire, Riva Forni Elettrici. Il processo è iniziato il 17 maggio 2016 e scaturisce dall’inchiesta che portò al sequestro degli impianti dell’area a caldo del siderurgico e agli arresti a partire dal 26 luglio 2012.
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